mercoledì 26 dicembre 2018

Donne tra Favole e Realtà, Matera 29 dicembre 2018


L'AIDE, assieme al Comune di Matera, all'Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Matera ed a diverse organizzazioni femminili organizzano un evento di riflessione sul tema del femminicidio dedicato, in particolare modo alle vittime lucane. Ci sembra opportuno sottolineare che la data prescelta, il 29 Dicembre, alla vigilia della proclamazione di Matera, quale "Capitale della Cultura Europea" sta ad indicare la volontà di cambiare una cultura ancora profondamente radicata nel nostro Paese, che colpisce soprattutto le donne. Ci auguriamo che l'iniziativa  delle Donne di Matera venga presa come esempio da imitare e che le prossime Capitali della Cultura Europee, dedichino uno spazio al tema del Femminicidio e della Violenza contro le Donne



sabato 22 dicembre 2018

Dare to Dream! Story telling del progetto.


Venerdì 21 dicembre 2018, dalle ore 10.00 alle 12.30In via Sibilla Aleramo, 15/19 – 00137 Roma

Lef-Italia ha invitato tutti coloro che erano interessati ad uno story telling del progetto.





L'idea è nata dopo che un gruppo di ragazze rom hanno chiesto di saperne di più rispetto all'Erasmus+ Dare to Dream, progetto che si sta per concludere. Le ragazze parlando con le coetanee hanno appreso dell'esistenza di un corso basato sull'idea di conoscere e capire come approcciarsi al mondo del lavoro, avendo la consapevolezza del percorso, delle tappe, da affrontare per trovare la professione adatta, che potesse portare ad un empowerment e ad una maggiore autonomia di se stessa.
Le ragazze, durante la mattinata, hanno dato vita, insieme ai partecipanti, ad un evento nel quale la discussione è stata la parte fondamentale dell'incontro. Le domande sono state molte tutte incentrate sul corso e sulle esperienze offerto da questo. Abbiamo cercato di raccontare il percorso fatto dalle giovani partecipanti e le soddisfazioni, insieme alle difficoltà, che abbiamo vissuto. Infine ci siamo soffermate sui traguardi raggiunti.

Come gruppo di trainer abbiamo inoltre chiesto alle giovani di compilare un questionario del quale presto daremo un resoconto.

L'evento si è concluso con un momento di confronto e conoscenza ulteriore durante il quale le giovani ragazze si sono confrontate con il resto dei partecipanti tra i quali erano presenti associazioni, insegnanti, imprese.

mercoledì 12 dicembre 2018


VIOLENZA VIRTUALE

A seguito di uno studio pubblicato dal European Istitute for Gender Equality, abbiamo voluto parlavi di questo tema, molto sottovalutato in Italia, e che purtroppo alcuni avvenimenti di cronaca negli ultimi anni, hanno fatto emergere come il fenomeno sia molto diffuso.
Gli studi disponibili suggeriscono che le donne sono colpite da alcune forme di violenza virtuale in misura sproporzionata rispetto agli uomini. In un’indagine europea le donne erano notevolmente più suscettibili rispetto agli uomini di essere vittime di molestie sessuali online e di comportamenti persecutori perpetrati attraverso mezzi informatici (cyberstalking), e le ripercussioni di queste forme di violenza erano più traumatiche per le vittime.
I risultati di questi studi sono sostenuti da ulteriori ricerche che evidenziano i limiti di un approccio alla violenza virtuale che non integra la dimensione del genere; le prove attuali suggeriscono che le  forme di violenza e i relativi danni sono vissuti in modo diverso dalle donne e dagli uomini. Inoltre, gli esperti hanno messo in guardia contro la concettualizzazione della violenza virtuale contro le donne come fenomeno completamente separato dalla violenza «del mondo reale», poiché in realtà rappresenta più propriamente un continuum rispetto alla violenza offline.
Esistono diverse forme di violenza virtuale contro le donne e le ragazze, fra cui cyberstalking, pornografia non consensuale (o «pornografia della vendetta»), offese e molestie basate sul genere, stigmatizzazione a sfondo sessuale, pornografia indesiderata, estorsione sessuale, minacce di morte, ricerca e pubblicazione online di informazioni personali e private (doxing), e traffico di esseri umani perpetrato per via elettronica.
Il cyberstalking è stalking attuato mediante messaggi di posta elettronica, sms (o messaggi online) o Internet. Lo stalking comporta episodi ripetuti che individualmente possono essere atti innocui o meno, ma combinati minano il senso di sicurezza della vittima e provocano angoscia, paura o allarme.
La pornografia non consensuale nota anche con il termine di sfruttamento online o «pornografia della vendetta», comporta la distribuzione online di fotografie o di video di sesso senza il consenso della persona ripresa. L’esecutore è spesso un ex partner che ottiene le immagini o i video nel corso di una precedente relazione, e mira a infamare e umiliare pubblicamente la vittima come rappresaglia per la fine della relazione. Tuttavia, gli esecutori non sono necessariamente partner o ex partner e il motivo non è sempre la vendetta. Le immagini possono essere ottenute anche attaccando il computer, i profili dei social media o il telefono della vittima, e possono mirare a infliggere un danno reale nella vita «del mondo reale» dei destinatari. 
Un’ulteriore tendenza correlata, con conseguenze ugualmente devastanti sulle vittime, è la trasmissione dal vivo di atti di aggressione sessuale e stupro attraverso i social media.
Purtroppo pochi sono gli stati membri che considera la violenza virtuale contro le donne un reato, e questo ci permette dic comprendere quanta strada ancora l'Unione Europea deve fare per porre un obbligo agli Stati membri affinché combattano tutte le forme di violenza contro le donne. 

#StopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

martedì 11 dicembre 2018


VIOLENZA LEGATA ALLE TRADIZIONI

Molte delle violenze sulle donne vengo compiute in nome della tradizione. Pensiamo alle mutilazioni genitali, ai matrimoni forzati, all'abbandono delle scuole, all'uccisione per disonore.
In Europa, 500,000 donne e ragazze convivono con le mutilazioni genitali femminili (FGM) e altre 180,000 sono a rischio di essere sottoposte alle mutilazioni genitali femminili ogni anno.
51 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono attualmente sposate nel mondo.  
Leggendo questi dati possiamo pensare che sono delle violenze lontane da noi, contro le quali noi italiani non abbiamo nulla da fare perché non appartengono alle nostre tradizioni. Proprio a causa di questa "lontananza" questo fenomeno viene poco considerato nelle politiche e nelle azioni del governo o degli enti competenti. Ma nella realtà in Italia vivono molti stranieri che portano con se le loro tradizioni e inoltre molti italiani, figli magari di migranti, hanno ereditato queste tradizioni dalla loro famiglia. In Italia la mutilazione genitale femminile è vietata, ma non vi sono dei controlli adeguati. Infatti alcuni la continuano a praticare sopratutto andando all'estero, ma anche illegalmente in Italia. Anche per quanto riguarda i matrimoni forzati pochi sono gli interventi atti a porre fine a questo fenomeno.
Se davvero si vuole porre fine alla violenza sulle donne intesa come violenza di genere si deve combatterla in ogni suo fronte, non solo nelle manifestazioni più gravi o più frequenti, ma anche in quelle che possono sembrare irrilevanti o rare o lontane dal nostro modo di pensare, come nel caso delle mutilazioni genitali o i matrimoni forzati.

#16Days
#INeedTheIstanbulConvention



Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

lunedì 10 dicembre 2018


LA CONVENZIONE DI ISTANBUL

Il Coordinamento Italiano della Lobby Europeo delle Donne ritiene che uno degli strumenti per mettere fine alla violenza contro le donne sia la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, comunemente nota come Convenzione di Istanbul,  E' una convenzione del Consiglio d'Europa approvata nell'aprile del 2011 e aperta alla firma l'11 maggio del 2011 ad Istanbul. E' uno strumento importante in quanto costituisce il primo trattato giuridicamente vincolante per coloro che lo ratificano. Ecco perché la European Woman Lobby, insieme alle varie associazioni nazionali si batte molto per la ratifica negli stati europei. La Convenzione sancisce che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. E' il primo trattato internazionale che contiene la definizione di genere inteso come "ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini". Inoltre riconosce la "violenza contro le donne basata sul genere" come qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato. I reati previsti dalla Convenzione sono: la violenza psicologica (articolo 33); gli atti persecutori - stalking (art.34); la violenza fisica (art.35), la violenza sessuale, compreso lo stupro (Art.36); il matrimonio forzato (art. 37); le mutilazioni genitali femminili (Art.38), l'aborto forzato e la sterilizzazione forzata (Art.39); le molestie sessuali (articolo 40). E' uno strumento di fondamentale importanza per obbligare gli stati ad intervenire sulla violenza contro le donne, soprattutto a dare un riconoscimento maggiore nei vari codici e nelle politiche degli stati.

#16Days
#StopVAW


Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

mercoledì 5 dicembre 2018


LA TRATTA 

In questi giorni il Coordinamento è stato invitato a Bruxelles a prendere parte alla Joint Session of the Meeting of the EU Network of National Rapporteurs and Equivalent Mechanism and the EU Civil Society Platform against Trafficking in Human Beings. La tratta è uno dei crimini internazionali, insieme al traffico delle armi e della droga, più redditizi. Analizzando questo fenomeno vediamo che la tratta ha come obiettivo la vendita di esseri umani per lo sfruttamento nel mercato del sesso, del lavoro, degli organi. La tratta è uno dei crimini che più svilisce l'essere umano, che viene considerato uno schiavo, una merce. Esaminando i dati il 77% delle vittime sono adulti e il 23% bambini; di questi il 68% sono donne e bambine. Le donne sono l’85% delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e sono sfruttate nella prostituzione. Ci sono circa 140,000 vittime della tratta del sesso in Europa e circa un terzo arrivano dai Balcani. Uno studio Europeo, in cui sono state intervistate donne vittime di tratta, ha rivelato che quasi tutte le donne (95%) riferiscono violenza fisica o sessuale durante la tratta, con i tre-quarti delle intervistate che hanno subito ferite fisiche, e il 90% riporta di essere stata aggredita sessualmente. Uno studio Europeo del 2014 sulla domanda di servizi sessuali dalle donne e ragazze trafficate, rivela che la principale motivazione che porta all'acquisto di sesso è “l’avere il controllo”.  L’80% delle donne Nigeriane che sono arrivate in Italia in barca nella prima metà del 2016 sono state vittime di tratta a scopo di prostituzione. Questi dati mostrano come la tratta abbia una forte connotazione di genere. Questo non vuol dire che le vittime siano solo donne, ma che la maggioranza di esse sia di sesso femminile. Purtroppo i vari provvedimenti per porre fine a questo crimine non tengono adeguatamente in considerazione questo aspetto. Vi è una differenza anche tra chi viene venduto per lo sfruttamento lavorativo e chi invece nella prostituzione, le esigenze delle vittime sono diverse, le possibilità di uscita sono diverse. Molto ancora a livello Europeo bisogna fare per porre rimedio a questo crimine che negli ultimi anni va incrementando sempre di più, con sempre più vittime. 



#16DaysOfActivism
#StopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

martedì 4 dicembre 2018


LA PROSTITUZIONE E' UNA VIOLENZA DI GENERE?

La prostituzione è uno di quei temi che da sempre crea molti dibattiti all'interno del mondo femminista. Vi è chi propende per la liberalizzazione della prostituzione e chi invece per la penalizzazione. I sostenitori della liberalizzazione ritengono che questa sia l'espediente migliore per questo fenomeno in quanto la prostituzione esiste da sempre e sempre esisterà, quindi la soluzione più efficacie sarebbe quella di legalizzarla con la finalità di proteggere la prostituta; infatti legalizzandola diventerebbe a tutti gli effetti un lavoro e quindi avrebbe le adeguate tutele, sopratutto per chi decide di intraprendere questo mestiere. 
C'è invece chi sostiene che legalizzarla non sia la soluzione. Alcuni di questi sostenitori probabilmente lo dicono per una questione di morale, spesso cattolica,  ma non è il nostro caso. Il motivo secondo cui, per noi, la prostituzione non andrebbe legalizzata è che si legalizzerebbe una forma di sfruttamento femminile. Femminile e non maschile perché la percentuale di coloro che vengono sfruttate nella prostituzione è maggiormente di sesso femminile, mentre gli uomini sono in numero minore. Sfruttamento perché si utilizza lo stato di necessità e la povertà delle donne per incrementare un giro di affari che nella maggior parte dei casi va a beneficio maschile. 
Un modello che il Coordinamento supporta, in accordo con il Parlamento Europeo, è il modello svedese. In Svezia dal 1999 la legge vieta l'acquisto di sesso. E' questo l'aspetto innovativo, perché ad essere penalizzato non è chi vende, cioè la prostituta, ma chi acquista, quindi il cliente. I dati di questo provvedimenti dimostrano che questo è stato un deterrente ed ha portato ad una diminuzione della prostituzione.  Questo sistema è importante perché appoggia l'idea che alla base della prostituzione c'è lo sfruttamento di un bisogno economico. Inoltre è anche uno sfruttamento di genere, non perché noi femministe vediamo il patriarcato ovunque, ma perché i numeri lo dimostrano. Inoltre diversi studi europei documentano come la scelta di diventare prostituta sia legata al bisogno economico, infatti 9 donne su 10 coinvolte nella prostituzione vorrebbero uscire dal sistema, ma non si sentono in grado di farlo. Tra il 60 e il 95% delle donne nella prostituzione hanno subito stupro o violenza fisica. Il 68% delle persone coinvolte nella prostituzione rientrano nei parametri della Sindrome da Stress Post-Traumatico, nello stesso range dei veterani di guerra e delle vittime di tortura. 

#16DaysofActivism
#SayNoStopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

lunedì 3 dicembre 2018


FEMMINICIDIO

Spesso la parola femminicidio non viene compresa, viene considerata superflua, inutile dato che esiste la parola omicidio. Eppure negli ultimi anni si è sentita la necessità di dare un nome a questo fenomeno. Il femminicidio non è un semplice omicidio, ma in questo caso la vittima è una donna e viene uccisa in quanto donna. Viene uccisa perché non rispetta quei canoni che la società si aspetta da lei, perché non rispetta i dettami che il patriarcato le impone. In Italia nel 2018 si sono già verificati 106 casi di femminicidio, in crescita rispetto all'anno precedente. Molte di queste donne già in precedenza sono state vittime di violenza da parte dell'assassino. Il femminicidio è un fenomeno particolare e per porvi rimedio bisogna lavorare su diversi fronti. Sicuramente il sistema giudiziario deve tenere maggiormente presente questo fenomeno e iniziare a comprendere i segnali d'allarme. Il problema del femminicidio è che il responsabile è una persona cara alla vittima e la denuncia non è mai una scelta semplice. Spesso, purtroppo, le vittime che decidono di denunciare non ricevono adeguata protezione e quindi preferiscono non farlo, nella speranza di riuscire a gestire la situazione da sole. Inoltre anche il pregiudizio della società, che giudica facilmente queste situazioni, spesso non credendo alla vittima, contribuisce a tenere sommersa questa realtà. Anche la magistratura dovrebbe creare un aggravante nel caso un cui l'omicidio fosse un femminicidio. Ovviamente aspetto fondamentale di tutto è anche l'educazione e la comprensione delle conseguenze del patriarcato. Si perché il femminicidio altro non è che il risultato della resistenza del patriarcato. Analizzando i motivi che hanno portato alla morte di queste donne troviamo che alla base c'è un rifiuto da parte dell'uomo della volontà di distacco della donna. Molte sono donne che volevano lasciare o separarsi dal partner, ma quest'ultimo non lo accettava. Questo aspetto è di fondamentale importanza per un'analisi attenta delle conseguenze del patriarcato. Viene considerato "normale", quasi giusto, il fatto che un uomo considera una donna una sua proprietà, come se ne fosse il padrone e lui potesse decidere tutto su quella persona, cosa deve fare, con chi può trascorrere il suo tempo. E' questo uno degli aspetti che ci fa capire perché il femminicidio non è un omicidio. Qui
la vittima viene uccisa perché donna, perché ancora considerata un oggetto in mano all'uomo. Proprio su questo aspetto bisogna lavorare! Bisogna educare a considerarci tutti alla pari, che nessuno ci appartiene ma che tutti abbiamo il diritto di decidere su noi stessi, a prescindere dal genere.
A livello Europeo sicuramente un'azione che dovrebbe essere attuata è la ratifica della Convenzione di Istambul che contiene strumenti adeguati per porre fine alle violenze che le donne e le ragazze sono costrette a subire

#16DaysOfActivism
#EndVAW
#INeedTheIstanbulConvention

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

venerdì 30 novembre 2018

Tavola Rotonda:" L'Europa ci guarda e ci guida, la violenza maschile contro le donne in prospettiva di genere"



La Casa delle Donne per non subire violenza Onlus di Bologna, organizza , il 1 dicembre, una Tavola Rotonda sulla violenza contro le donne in prospettiva europea, di cui si allega il programma





giovedì 29 novembre 2018


DONNE E LAVORO

La situazione dell'occupazione femminile è migliorata negli ultimi anni, ma si trova ancora molto lontano dalla media europea. Infatti l'occupazione femminile è del 50.2% contro il 68% di quella maschile. Analizzando lo scenario dei questi anni, dove la crisi aumenta e il tasso di disoccupazione sale, può sembrare che sia un dato positivo il fatto che comunque l'occupazione femminile sia cresciuta. Questo potrebbe essere vero se leggiamo solamente i numeri senza un confronto con quelli sull'occupazione maschile. Infatti il gap è ancora elevato. E se andiamo ad analizzare le posizioni lavorative che uomini e donne occupano ci accorgiamo come man mano che guardiamo ai posti dirigenziali la presenza femminile diminuisce sempre più. Osservando la situazione sei salari in Italia il pay gap è basso, e potrebbe essere un aspetto positivo, ma se andiamo ad analizzare bene in realtà il pay gap nel nostro paese è basso perché la maggior parte delle donne sono impiegate nel settore pubblico, dove la differenza salariale è minima. Quindi questo dato è falsato, per capire realmente la situazione si dovrebbe analizzare maggiormente il settore privato. 
Le istituzioni dovrebbero implementare maggiormente questo aspetto, promuovendo delle politiche che favoriscono l'occupazione femminile. E' un obbligo delle istituzioni promuovere l'indipendenza economica delle donna, non promuovendola favorisce una forma di violenza sulle donne! Storicamente le donne sono state subordinate agli uomini anche per una ragione economica. Mancando l'indipendenza economica la donna rimane sempre dipendente all'uomo!
Inoltre un aspetto a cui le istituzioni devono porre rimedio è la violenza in ambito lavorativo. Infatti sono aumentati le molestie che si verificano negli uffici. Soprattutto le donne che si trovano in posizioni dirigenziali affermano di aver subito molestie in ambito lavorativo, a riprova di come l'autorità femminile non venga presa in considerazione!
#16Days #SayNoStopVAW

Valeria Sorce
Stagista Cooperazione

mercoledì 28 novembre 2018


VIOLENZA SESSUALE E ABUSO SESSUALE

Per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti. In Europa 1 donna su 2 ha subito una molestia sessuale dall'età di 15 anni. In Italia 1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Gli autori delle violenze sono vari e in maggioranza conosciuti. Solo nel 24,8% la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto. Anche in questo caso nella maggior parte dei casi è il partner il colpevole. Nell'ambito degli stupri diversi sono le problematiche che andrebbero analizzate. Vi è sicuramente alla base un aspetto culturale. Anche se sembra ripetitivo, ma la cultura sessista, presente in tutte le culture, incide molto nel giustificare l'uomo a commettere stupro. "L'uomo per natura è così", "E' la donna che provoca l'uomo", "Lei è la moglie, quindi ha degli obblighi sessuali verso il marito, non si può parlare di stupro", "Ma era vestita succinta", "Se l'è cercata lei", tutte frasi che a volte si sentono in queste occasioni. Alcune di queste frasi mostrano come in fin dei conti è colpa della donna se ha subito una violenza, perché camminava da sola di notte, perché ballava con lui, perché l'ha invitato a casa sua, perché era vestita succinta, perché indossava una tanga. Sembra assurdo pensare che queste cose possono costituire una giustificazione, eppure è successo, ed è anche successo in un tribunale! Si perché qualche giorno fa in Irlanda un uomo è stato assolto dall'accusa di aver violentato una minorenne perché la vittima indossava un tanga in pizzo, troppo sexy e quindi l'uomo era giustificato, poteva facilmente fraintendere, ma non era colpa sua. Questo dimostra ancora una volta come il corpo della donna sia considerato nulla, come la donna sia obbligata a molte più restrizioni sociali che l'uomo non ha.
Bisogna educare le nostre generazioni a capire che il consenso è fondamentale, che un no è NO, anche se magari inizialmente aveva detto di si, che in una relazione si può dire di no, che gli abiti non sono un invito. Dobbiamo far passare l'idea che il corpo della donna è importante, ma non nel senso cristiano del termine, ma in quanto ESSERE UMANO, e non mi stancherò mai di ripeterlo.
#16Days  #SayNoStopVAW

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento

martedì 27 novembre 2018


VIOLENZA MASCHILE IN FAMIGLIA E DEL PARTNER

In Europa 1 donna su 4 che ha superato i 60 anni ha vissuto abusi o violenza. Uno dei luoghi dove si consuma violenza sono le mura domestiche, proprio in quei luoghi dove le persone dovrebbero sentirsi più al sicuro. Spesso è proprio il partner a violentare la donna. Il 43% di tutte le donne nell’UE subisce violenza psicologica dal partner dall’età di 15 anni. In Italia i partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate. I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. I dati ISTAT ci dicono che le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato. Il 27,2% delle donne ha subito ferite a seguito della violenza. Ferite, che nel 24,1% dei casi sono state gravi al punto da richiedere il ricorso a cure mediche. Le donne che hanno subito più violenze dai partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, a seguito dei fatti subiti, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza (44,5%), disturbi del sonno (41,0%), ansia (36,9%), depressione (35,1%), difficoltà di concentrazione (23,7%), dolori ricorrenti in diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,2%), idee di suicidio e autolesionismo (12,1%). 
Questi dati ci devono dar riflettere!! Ci deve far riflettere su quanta strada ancora c'è da fare! Bisogna sensibilizzare la popolazione su come tutto ciò non sia normale, di come non bisogna confondere la violenza per amore! Dobbiamo sconfiggere l'idea che noi possiamo possedere un'altra persona! Bisogna lavorare molto sulle idee che il patriarcato ha inculcato nel nostro modo di vedere le cose, sull'abbandonare l'idea che l'uomo è giustificato a compiere certe azioni in quanto è normale per gli uomini agire così. Dobbiamo abbandonare questi stereotipi e far capire che quando nasciamo non ci comportiamo in modo perché è la natura che ci spinge ad agire così, ma è la cultura che ci insegna a vivere in una determinata maniera. 
Un'altra cosa da correggere è l'atteggiamento verso le vittime. Spesso si chiede alle donne se per caso avessero fatto qualcosa che scatenava la reazione del partner. Oggi giorno si tende a vittimizzare le donne, come quello che subiscono fosse una loro scelta. A volte si tende a far passare il messaggio che è sbagliato picchiare una donna perché questa potrebbe essere tua mamma, tua sorella. Tutto questo è sbagliatissimo! Non bisogna violentare una donna in quanto ESSERE UMANO! La donna non ha bisogno di protezione, ma di essere rispettata ed essere trattata alla stregua di qualsiasi altro essere umano. 
#SayNoStopVAW  #16days

Valeria Sorce
Stagista Coordinamento 

lunedì 26 novembre 2018


16 GIORNI DI ATTIVISMO!

In occasione della Giornate Mondiale per l'Eliminazione della Violenza Contro le Donne, che si è tenuta ieri 25 Novembre, il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne aderisce ai 16 giorni di attivismo per sensibilizzare quanto più possibile sul tema della parità di genere e della violenza. Purtroppo la violenza sulle donne colpisce tutti i paesi europei, infatti circa un terzo delle donne ammettono di avere subito una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale. Quando si parla di violenza la maggior parte delle persone pensa alla violenza fisica o ad uno stupro, ma nella realtà la violenza assume moltissime forme ugualmente impattanti nella vita delle donne. Sicuramente la violenza nasce da un sistema sociale basato sul sessismo e sul patriarcato; questo porta le donne a dover vivere in una società che le considera in secondo piano rispetto agli uomini. Questo a volte fornisce una giustificazione agli uomini per praticare una qualsiasi forma di violenza. La violenza sulle donne non ha differenza di ceto, di etnia, di confini geografici, per questo motivo il Coordinamento italiano appoggia l'idea della Lobby Europea sulla necessità di una risposta Europea! Mettere fine a tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze è intrinsecamente legato all’impegno preso dall’Unione Europea (UE) e da tutti i suoi Stati Membri per il raggiungimento della Gender Equality e promuovere i diritti delle donne, un valore fondatore e fondamentale della UE, come stabilito nell’articolo 2 del Trattato dell’Unione Europea e nella Carta dei Diritti Fondamentali della UE. Tra le varie proposte della Lobby Europea troviamo:
-  La ricognizione, da parte dell’UE e degli Stati Membri, di tutte le forme di violenza maschile sulle
donne come parte di un continuum della violenza sulle donne perché sono donne;
-  La ratifica e l’implementazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica da parte dell’UE;
- La ratifica e l’implementazione della Convenzione di Istanbul da parte degli Stati Membri dell’UE;
- Una strategia e una direttiva dell’UE che criminalizzi tutte le forme di violenza maschile sulle donne e le ragazze e fornisca assistenza e supporto alle vittime;
- Un responsabile dell’Unione Europea per porre fine alla violenza su donne e ragazze,nell’ambito del lavoro della Commissione Europea sull’eguaglianza tra donne e uomini;
- Una consultazione sistematica e un adeguato finanziamento per le organizzazioni femminili che forniscono supporto alle donne e alle ragazze vittime; sviluppare campagne di sostegno e sensibilizzazione, a livello Europeo, Nazionale e locale.
Sappiamo che la strada è ancora lunga, ma se riusciamo ad unire le forze per delle battaglie comuni le possibilità di successo vengono aumentate!
Se anche tu vuoi condividere la tua storia, opinione o idee in questi giorni potrai farlo utilizzando gli hashtag #SayNoStopVAW #16days 

giovedì 8 novembre 2018

La Fidapa-BPW Italy sezione di Terracina e la nuova Carta dei Diritti della Bambina

Riceviamo dalla Fidapa-Bpw Italy sezione di  Terracina, di cui la nostra consigliera Rossella Poce è Presidente, l'invito all'evento per la presentazione della nuova Carta dei Diritti della Bambina." Educare alla parità di genere e al contrasto alla violenza".

Questa Carta elaborata dalla BPW Org, recepita dal Comunie di Terracina, ha avuto il patrocinio della Lef-Italia.




mercoledì 7 novembre 2018

Un'opportunità per le imprenditrici da parte dell'APID

                                                                                 


                                                      Pitching for Investment
APID è partner del progetto europeo SEEWBAN – Women Business Angel e mette a disposizione un corso di e-learning gratuito rivolto a imprenditrici in cerca di investimenti da parte di business angels1.
Potete accedere autonomamente al corso registrandovi alla piattaforma attraverso questo link: http://www.actione-learn.eu/seewban/frontpage/index.php/en/register .
È necessario compilare i campi obbligatori e scegliere il corso Pitching for Investment. Successivamente riceverete una email di conferma per l’attivazione del vostro “profilo”2.
La formazione è composta da cinque moduli in inglese da fruire in maniera autonoma dal portale o scaricando il materiale in formato pdf, e-book, flip book o per smartphone. Vi consigliamo però di utilizzare la piattaforma, in quanto le versioni “offline” non saranno complete con i video e gli audio presenti nella versione online.

Una volta entrati nella piattaforma troverete un menù a tendina sulla sinistra che vi farà accedere ai diversi moduli.
La formazione è aperta e gratuita, potrete, quindi, condividere il link con le vostre colleghe e conoscenti interessate, ma vi chiediamo di non divulgare la vostra username e password in modo che Apid possa monitorare tutti le utenti che effettivamente accedono alla formazione.

Se concluderete i moduli formativi avrete l’opportunità di partecipare al pitching event che Apid sta organizzando il 3 dicembre in collaborazione con il Club degli Investitori. Lì avrete l’opportunità di presentare il vostro business ad una platea di investitori.
Questi gli argomenti dei moduli:
page1image60480064
Introduction
1. Why seek Angel Investment?

1.1 Types of Investment
1.2. Angel investment 1.3.Benefits of Angel Investment 1.4 Section Summary

2.What Angel Investors want
3.Getting your business investment ready 3.1.What is entrepreneurship
3.2.Project management
3.3.Writing a business plan for investment 3.4.Writing your Marketing Strategy 3.5.The Executive Summary

3.6.Section Summary
4.Preparing your Pitch 4.1.Types of Pitchers
4.2.Terms & Stages of a Pitch 4.3.Idea Pitching
4.4.Elevator Pitches
4.5.The Business Plan Pitch Process 4.6.Tips to Craft a Pitch

4.7.Section Summary
5.Pitching with Confidence
5.1.Skills & Qualities that will contribute to a successful pitch 5.2.Practising your pitch
5.3.Answering Questions
5.4.Section Summary

Per maggiori informazioni contattare Giulia Chinnici: 0114513144 giulia.chinnici@apid.to.it
Il Business Angel è un investitore informale che offre capitale e conoscenze alle start up che hanno buone prospettive di sviluppo.Username e password sono personali e Apid non sarà in grado di recuperarle se dovessero essere smarrite dall’utente.
page2image60354944

lunedì 5 novembre 2018

Una-guida-per-permettere-alle-donne-di-essere-online-in-sicurezza





Segnaliamo un interessante link, contenente una guida per per mettere alle donne di essere online in sicurezza, elaborato da donne per le donne





 https://it.vpnmentor.com/blog/una-guida-per-permettere-alle-donne-di-essere-online-in-sicurezza/

giovedì 18 ottobre 2018

Giornata Europea contro il Traffico di Esseri Umani


LA LOBBY EUROPEA DELLE DONNE INVITA GLI STATI MEMBRI E LE ISTITUZIONI  EUROPEE A PROTEGGERE LE DONNE E LE RAGAZZE VITTIME DEL TRAFFICO DI ESSERI UMANI 

[Bruxelles, 18 ottobre 2018] Il traffico di esseri umani (THB) è il crimine in più rapida crescita al mondo. Sebbene, questo sia stata riconosciuto,  dall'Unione Europea,  quale  grave violazione dei diritti umani,  attraverso la  Direttiva  (sulla prevenzione e la lotta alla tratta di esseri umani e la protezione delle vittime) 2011/36 / UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 5 aprile 2011.  Gli Stati membri dell'Unione Europea  non sono ancora riusciti ad identificare e a combattere adeguatamente l'evidente traffico di esseri umani che avviene in tutto il territorio europeo.

La tratta di esseri umani avviene sotto molte forme e produce milioni di vittime in tutto il mondo, la più comune delle quali è rappresentata da donne e ragazze a fini di sfruttamento sessuale. A tale proposito, la Lobby Europea delle Donne(EWL) ha approvato, el 1998,  una importante mozione secondo cui "prostituzione e traffico di donne costituiscono una violazione fondamentale dei diritti umani delle donne".

Secondo uno Studio della Commissione Europea del 2016 sulla  "Dimensione di genere della tratta di esseri umani", le vittime della tratta di esseri umani  sono difficilmente identificabili  tra le popolazioni miste di donne prostitute. L'articolo 18/4 della Direttiva summenzionata afferma che, al fine di prevenire la tratta di esseri umani, gli Stati dovrebbero scoraggiare la domanda e considerare la criminalizzazione per legge dell'acquisto di sesso. In definitiva, gli acquirenti di sesso maschile sfruttano la vulnerabilità delle donne attraverso il potere ed il controllo finanziario, costringono a fare sesso e quindi devono essere ritenuti responsabili delle proprie azioni.

In diversi Stati membri, l'acquisto di atti sessuali è legale, il che consente ai trafficanti di utilizzare la legge per sfruttare ulteriormente le vittime e trarne vantaggi significativi dalla domanda di "servizi sessuali". Pertanto, La Lobby Europea delle Donne  ritiene che i paesi che promuovono tale sistema incoraggino intrinsecamente il fenomeno della tratta di esseri umani; perché ogni qualvolta un paese sostiene e potenzia il commercio sessuale, la tratta di donne e ragazze cresce.

Violenza, sessismo e razzismo sono centrali  per il sistema dello sfruttamento sessuale, nel quale  donne e ragazze migranti e rifugiate diventano particolarmente vulnerabili; Il 70% prostitute ha un background migratorio mentre il 75% ha tra 13 e 25 anni.
A tale proposito, la Lobby Europea delle Donne  propone che il sistema di asilo dell'UE includa la prospettiva di genere e protegga  soprattutto le ragazze non accompagnate. Secondo le indicazione delle organizzazioni non governative di base, che lavorano in prima linea, e' in atto un crescente fenomeno di ragazze  che scompaiono una volta arrivate  in Europa; di conseguenza, vi è immediato bisogno di raccolta di dati disaggregati e di identificazione delle potenziali vittime della tratta di esseri umani nei centri di accoglienza in tutta Europa.
La Lobby Europa delle Donne  assieme  ad altre organizzazioni per i diritti delle donne chiedono; Dove sono finite le ragazze? visto che sono una fra  dieci minori non accompagnati.

Il progetto  #WomensVoices  contiene diverse raccomandazioni in merito alla  protezione di ragazze migranti e rifugiate,  come ad esempio,  quella che riguarda la formazione  di  tutti gli attori coinvolti sull'accresciuto  rischio di traffico sessuale e prostituzione, tra le altre forme di violenza, che possono colpire  le minori  non accompagnate.
Inoltre, il Rapporto EIGE lanciato oggi (2018) su " Specifiche  misure di genere nell'ambito di azioni contro il traffico di esseri umani " suggerisce che, al fine di prevenire la tratta di esseri umani e proteggere le minori vittime di sfruttamento sessuale ,  si devono attuare  strategie a tutto tondo.  l'EIGE raccomanda, infatti,  che venga data priorità ad una  immediata identificazione delle vittime minorenni, che siano nominati tutori appropriati e che gli Stati membri garantiscano la messa in opera  di programmi di sostegno adeguati all'età e di servizi di alloggio specifici per minori

Le donne e le ragazze che arrivano in Europa sono a  rischio di violenze di genere e traffico di esseri umani a fini di sfruttamento sessuale. Le donne e le ragazze migranti e rifugiate sono in uno stato di grave vulnerabilità  a causa della violenza psicologica, della manipolazione e  del traffico. La risposta dell'UE all'incremento dei migranti e le recenti politiche migratorie non hanno migliorato la situazione e non hanno dato una risposta umanitaria a questo problema.

Le istituzioni dell'UE dovrebbero onorare l' impegno  preso di lottare contro il crimine della tratta di esseri umani, garantendo, in particolare,  che tutti gli Stati membri recepiscano e attuino in modo efficiente la suddetta direttiva UE. 
Il 18 ottobre,  Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani , ci ricorda che dobbiamo fare di più, tenendo conto che donne e ragazze migranti e rifugiate sono particolarmente vulnerabili a questa forma strutturale di violenza contro le donne.



mercoledì 17 ottobre 2018

Premio Letterario Angiola Audino





L'Apid bandisce per il secondo anno consecutivo il Premio Letterario "Angiola Audino, 
dedicato alle donne che hanno avuto un'esperienza imprenditoriale




 







venerdì 12 ottobre 2018

Manifesto per i diritti sessuali e riproduttivi in favore di tutte le donne in Europa


My body, my rights! Manifesto of 343 European women for sexual and reproductive rights for all women in Europe


We, 343 European women, stand for a Europe of women’s rights and self-determination. We pay tribute to the 343 women who published a manifesto in France in Le Nouvel Observateur in 1971 calling for women’s sexual and reproductive rights by demanding legal abortions.
We do the same today, because Europe experiences a backlash on women’s rights: Achievements on sexual and reproductive rights since the 1970s are under threat again. We thus call upon all European governments and the European Commission to establish and guarantee conditions that protect and advance women’s rights and self-determination.
Despite recent achievements, such as the abolishment of the abortion ban in Ireland, the right for women to choose is threatened across Europe. The Polish government is making repeated attempts to restrict the already limited possibilities for Polish women to terminate a pregnancy. In Malta, abortions are illegal. In Italy, many professionals simply refuse to perform them. These are but a few examples of the backlash on women’s rights, and we remain alert to this attack on women’s self-determination and the attempt to re-establish authoritarian values in the European Union.
The right to self-determination is far from equal across Europe: Some women are allowed to abort legally and in safety thanks to the rights progressively obtained since the 1970s. Others, especially if they cannot travel abroad to get an abortion, are forced to undergo illegal treatment under dangerous conditions, risking their health and lives. This inequality is unacceptable, as is the silence surrounding the denial of fundamental rights to women within the European Union.
Today, as we honour the ‘Manifesto of the 343’, which called for the right to abortion in France in 1971, we demand the same rights for all women in Europe. If we do not act now and commonly defend our rights and values, regressive legislation could take us back to times when the first manifesto was drafted. But we refuse to leave the ground to reactionary forces, to whom the renunciation of women’s socio-economic rights is a simple way out in a time of complex globalization.
European integration has brought peace, improved living conditions for a large number of citizens, and the extension of democracy and the rule of law. We believe that now is the time to step up for equal rights for all women. Women in Europe must have the same fundamental sexual and reproductive rights, the right to choose, as well as access to health services, contraception and abortion without a conscience clause.
To that end, we call on the EU Member States and the European Commission to provide the political and financial means to ensure women’s access to safe and legal abortions in Europe and beyond, and to strongly condemn regressive and repressive discourses, laws and policies that restrict women’s rights to self-determination.

The 343 signatories:
Selma Acuner, Women’s Coalition Turkey, Turquie
Gesine Agena, Bündnis 90/Die Grünen, Allemagne
Esohe Aghatise, Associazione IROKO Onlus
Kat Aitken, Royaume-Uni
Marine Al Dahdah, CNRS, France
Francesca Allen, Royaume-Uni
Gill Allwood, Nottingham Trent University, Royaume-Uni
Jenny Andersson, Swedish Women’s Lobby, Suède
Maria Arena, Parlement européen, Belgique
María Palomares Arenas Cabral, Calala Women’s Fund, Espagne
Helena Argerich, Greens/EFA au Parlement européen, Belgique
Estefanía Arias, PODEMOS FUENLABRADA, Espagne
Fatima Arranz, UCM
Laura Arroyo, Podemos, Espagne
Sybil Ashton, Royaume-Uni
Berivan Aslan, Austrian Green Party, Autriche
Asociación de Clínicas Acreditadas para la IVE, Espagne
Michelle Auzanneau, Paris Descartes, France
Ivana Bacik, Labour Party
Annelise Badinand, Allemagne
Marina Barbalata, Roumanie
Polly Barklem, London-Irish Abortion Rights Campaign, Royaume-Uni
Anne Barre, WECF, Allemagne
Rita Barros, APF – Associação para o Planeamento da Família, Portugal
Sarah Bedson, European Parliamentary Forum on Population and Development, Belgique
Ana Maria Bejar, IPPF, Royaume-Uni
Amparo Bella, Podemos Aragon, Espagne
Natalie Bennett, Green Party of England and Wales (former leader), Royaume-Uni
Fatima Benomar, Les effronté-es, France
Marge Berer, International Campaign for Women’s Right to Safe Abortion, Royaume-Uni
Clara Berglund, Swedish Women’s Lobby, Suède
Hélène Bidard, Adjointe à la maire de Paris, co-responsable nationale féminisme et droits des femmes du PCF, France
Sophie Binet, CGT, France
Lara Blas, Podemos 
Christina Boateng, International Campaign for Women’s Right to Safe Abortion, Royaume-Uni
Maria Bondarenko, European Network of Migrant Women, Allemagne
Hannah Bondi, European Network of Migrant Women, Royaume-Uni
Rada Borić, New Left Party, Croatie
Aline Bory, France
Maria Ludovica Bottarelli Tranquilli-Leali, Italian Coordination of The European Women’s Lobby, Italie
Anaïs Bourdet, Paye ta shnek, France
Beatrice Brignone, Possibile, Italie
Carmen Brunner, Allemagne
Antonella Buja, City of Modena, Italie
Theodora Cadbury, Xenia, Royaume-Uni
Sharon Cameron, FIAPAC, Royaume-Uni
Anaïs Camus, Ecolo, Belgique
Elisabetta Canitano, Vita di Donna, Italie
Philomena Canning, Midwives for Choice, Irlande
Hanna Carlsson, Swedish Women’s Lobby, Suède
Mara Carvalho, APF, Portugal
Rute Castela, PpDM, Portugal
Cristina Castillo, Podemos, Espagne
Malcy Cathelineau, Les Jeunes Ecologistes, France
Fanny Cavalli, Swedish Women’s Lobby, Suède
Siobhán Cawley, Social Democrats, Irlande
Roz Chan, Royaume-Uni
Mara Clarke, Abortion Support Network, Royaume-Uni
Bethan Cobley, Marie Stopes International
Filomena Coelho, Portugal
Teresa Coelho, Portugal
Marina Cognée, EPF, Belgique
Laurence Cohen, Parti Communiste Français 
Amy Colgan, DCU Feminist Society, Irlande
Cristina Cominacini, Le Fate Onlus, Italie
Maria Constantinou, Chypre
Francesca Cook, Royaume-Uni
Marije Cornelissen, UN Women the Netherlands, Pays-Bas
Mónica Costa, Portugal
Rita Cunha, Portugal
Madeline Da Silva, Le Groupe F, France
Sodfa Daaji, Afrika Youth Movement, Italie
Ros Davies, Royaume-Uni
Anne de Bethencourt, Conseil Economique Social et Environnemental, France
Maëlle De Brouwer, Selflovegang, Belgique
Caroline De Haas, France
Magda De Meyer, Nederlandstalige Vrouwenraad, Belgique
Marta De Santos, Podemos, Espagne
Petra De Sutter, Groen, Belgique
Maria Del vigo, Podemos, Espagne
Marine DENIS, Sciences Po, France
Iza Desperak, Manifa Łódź, Pologne
Alex Deval, Europe Écologie – Les Verts, France
Tina Divic, Croatie
Anna Donati, Green Italia, Italie
Anna Doyle, South Wicklow Together for Yes, Irlande
Regine Drewniak, Allemagne
Sónia Duarte Lopes, APF, Portugal
Fanny Dubot, Europe Écologie – Les Verts, France
Sarah Dunne, Labour Youth Ireland, Irlande
Tamara Duricic, Croatie
Mareike Engels, GRÜNE Bürgerschaftsfraktion Hamburg, Allemagne
Arana Eukene, Podemos Euskadi, Espagne
Francesca Falchi, Belgique
Lucia Farinati, PWB, Royaume-Uni
Rayah Feldman, Maternity Action 
Ana Sofia Fernandes, Portuguese Platform for Women’s Rights, Portugal
Rosa Maria Fernandez, Plataforma catalana de Suport al Lobby europeu de dones, Espagne
Susana Fernández García, Red Ecofeminista, Espagne
Michèle Ferrand, CNRS, France
Catherine FERRIERE, Le clos bleu B&B, France
Suzana Fish, Andorre
Veronica Forwood, NuJ, Royaume-Uni
Claudia Fousert-Poeder, FemNet Groenlinks, Pays-Bas
Monica Frassoni, European Green Party, Belgique
Ann Furedi, British Pregnancy Advisory Service, Royaume-Uni
Paloma G. Villa, Podemos, Espagne
Tine Gammeltoft, University of Copenhagen, Danemark
Mar Garcia, European Green Party, Espagne
Concepción García Altares, Podemos, Espagne
Dina Garzón Pacheco, Red Ecofeminista, Espagne
Bojana Genov, Women’s Network Croatia 
Esther Gombin, France
Serafin Gonzalez Motos, Personal, Royaume-Uni
Tania González Peñas, Parlement européen, Espagne
Catherine Gourbin, University of louvain, Belgique
Catríona Graham, European Women’s Lobby, Irlande
Maria Blanca Grimal, Podemos, Espagne
Luciana Grosu, Women Deliver Alumni, Roumanie
Malpuri Groth, Swedish Women’s Lobby, Suède
Agnes Guillaume, IRD, France
Iris Gundacker, Plataforma Portuguesa para os Direitos das Mulheres, Portugal
Lova Gustafson, Swedish Women’s Lobby, Suède
Bahar Haghani, the greens, Allemagne
Sadia Hameed, Critical Sisters, Royaume-Uni
Kristina Hänel, Abortion clinic, Allemagne
Line Hansen, Kvinderådet, Danemark
Sabine Harlos, Frauenraum – fachberatungs- und Interventionsstelle bei häuslicher, Allemagne
Sara Hassan, Greens Austria/ period brussels, Belgique
Afërdita Haxhijaha Imeri, Macedonian Women Lobby, Macédoine
Sirpa Hertell, Green Women´s Association, Finlande
Maria Heubuch, Parlement européen, Allemagne
Sophia Hoffmann, Allemagne
Lesley Hoggart, The Open University, Royaume-Uni
Goretti Horgan, Alliance for Choice, Derry, Irlande
Tanja Ignjatovic, Autonomous Women’s Center, Serbie
Efthymia Ioannidou, Greek Coordination for the EWL, Grèce
Laura J. Bolé, European Alliance to Save Energy, Espagne
Elżbieta Jachlewska, Inicjatywa Feministyczna, Pologne
Ina Jacobi, Grüne, Allemagne
Carmen Jaffke, Apbcee, Luxembourg
Izabela Janicka, Green Party, Pologne
AnnaStina Johansson, Swedish Women’s Lobby, Suède
Nicola Jones, Royaume-Uni
Emmanuelle Josse, Collectif pour une Parentalité féministe (PA.F), France
María Dolores Julià, Espagne
Krystyna Kacpura, Federation for Women and Family Planning, Pologne
Katarzyna Kadziela, Inicjatywa Feministyczna, Pologne
Karin Kahlbrandt, Grüne KV Göttingen, Allemagne
ELENI Karaoli, Socialist’s Womens Movement, Chypre
Sissi Karnehm-Wolf, Green Party Göttingen, Allemagne
Ninetta Kazantzis, PCCPWC, Chypre
Ska Keller, députée européenne, Greens, Allemagne
Evelyn Kleinert, Allemagne
Aleksandra Knapik, Gals 4 Gals Lodz / Green Party, Pologne
Julia Knoenagel, LAG Frauenpolitik, Grüne Bremen, Allemagne
Aleksandra Kołeczek, Polish Greens, Pologne
Sybren Kooistra, Greens, Belgique
Ioanna Korfiati, Xenia Women, Royaume-Uni
Nada Kovre, Croatie
Karolina (Carol P.) Krist (Christ), Green Party Greece, Grèce
Mirjana Kucer, Women’s network of croatia, Croatie
Elin Kusmin, Swedish Women’s Lobby, Suède
Laura Laguna, Red Ecofeminista, 
Aurore lalucq, Generations, France
Jean Lambert, Députée européenne, Royaume-Uni
Catherine Lane, National Women’s Council of Ireland, 
Ricarda Lang, GRÜNE JUGEND, Allemagne
Daniela Lanzotti, Italie
Ophélie Latil, Georgette Sand, France
Valentina Laurita Longo, Queen margaret university, Royaume-Uni
Jocelyne Le Boulicaut, Europe Ecologie Les Verts, France
Loraine Leeson, The cSPACE Trust, Royaume-Uni
Lea Lejeune, France
Erica Levy, Royaume-Uni
Ljubica Lipanovic, Croatie
Marianna Lipponen, Belgique
Maria Jesús Lleonart, Espagne
Mette Løkeland, KVINNEFRONTEN, Norvège
Pilar López-Jamar Lázaro, Podemos Feminismos, Espagne
Slobodanka Macanovic, Autonomous Women’s Center, Serbie
Ina Machold, Allemagne
Hamarina Macuanja, Portugal
Laura Malan, Laura Malan, Royaume-Uni
Sara Malić, Croatie
Nica Mammì, IROKO, Italie
Chloe Manahan, Labour Youth 
Joanna Manganara, International Alliance of Women, Grèce
Pascale Maquestiau, Le Monde selon les femmes, Belgique
Marina Marchetti, Belgique
Rosy Martin, Royaume-Uni
Rosa Martinez, Equo Berdeak, Espagne
Amelia Martinez Lobo, ANTICAPITALISTAS, 
Adriana Martins, Suède
Ana Sofia Martins, APF – Associação para o Planeamento da Família, 
Daria Marx, Gras Politique, France
Filipa Mateus, APF – Associação para o Planeamento da Família, Portugal
Cláudia Mateus, Portugal
Sigi Maurer, Austrian Green Party, 
Joanna Maycock, European Women’s Lobby, Belgique
Salome Mbugua, AkiDwA 
Amanda Merchant, Royaume-Uni
Irene Meyer-Herbst, Bündnis 90 die Grünen, Allemagne
Maria Miguel Sierra, La Voix des Femmes, 
Maja Mihaljevic, Croatie
Belen Milán Pérez, Podemos Cantabria, Espagne
Ana Miranda, députée européenne, BNC, 
Mima Misljenovic, Autonomous women’s center, Serbie
Mirjana Mitic, Autonomous women’s center, Serbie
Pineda lorenzo montserrat, creación positiva, Espagne
Maja Morachanin, DOM, Macédoine
Veronique Moreira, WECF France, France
Elisa FRancesca Moretti, DEVCO EC, Belgique
Pauline Mukanza, European Women’s Lobby, Suède
Irmgard Münch-Weinmann, , Allemagne
Sinja Münzberg, Grüne Region Hannover, Allemagne
Rossella MURONI, Italie
Danijela Mustać, Croatie
Johanna Nejedlová, Konset, République Tchèque
Aleksandra Nestorov, Autonomous Women’s Centre, Serbie
Violeta Neubauer, Women’s Lobby of Slovenia, Slovénie
Teresa Nevado Bueno, Lobby Europeo de Mujeres en España, Espagne
Leah Ní Riabhaigh, SDLP, Irlande
Patricia Nilsson, Royaume-Uni
Maria Noichl, députée européenne, Allemagne
Sinead Nolan, Irish Council for Civil Liberties, Irlande
Barbara Nowacka, Inicjatywa Polska, Pologne
Natalia Ochoa Gómez, Espagne
Camila Ochoa Mendoza, YouAct, Suède
Annika Ojala, Finnish Green Women’s Association, Finlande
Bärbel Okatz, VHS Göttingen Osterode, Allemagne
Verónica Ordóñez López, Podemos Cantabria, Espagne
Jacqui O’Riordan, University College Cork, Irlande
Paula Ortiz, Plataforma Portuguesa para os Direitos das Mulheres \| PpDM, Portugal
Andrea Osvoll, EPF, Belgique
Pamela Palma Zapata, European Network of migrant Women, Pologne
Lefki Panteli, Cyprus Women’s Lobby, Chypre
Angela Paradiso, European Green Party, Belgique
Lujana Paraman, Građanska akcija Trogir, Croatie
Josefine Paul, Grüne Landtagsfraktion NRW, Allemagne
Astrid Peter, Allemagne
Iwona Piątek, Inicjatywa Feministyczna, Pologne
Nicole Pibarot, France
Alexandra Pichl, BÜNDNIS 90/DIE GRÜNEN, Allemagne
Emmanuelle Pierre-Marie, élue, France
Montserrat Pineda Lorenzo, Creación Positiva, Espagne
Sara Pönniäinen, Swedish Women’s Lobby, Suède
Jeanne Ponte, Parlement européen, Belgique
Liljana Popovska, Green Party DOM, Macédoine
Dolorès Pourette, IRD, France
Anny Poursinoff, Europe Écologie – Les Verts, France
Marta Prades, Podemos, Espagne
Cécile Prudhomme, Europe Écologie – Les Verts, France
Milla Pyykkönen, The Feminist Association Unioni, Finlande
Paula Quinteiro, En Marea, Espagne
Petra Qvist-Hämäläinen, The Women’s Organisation of the Swedish People’s Party in Finland, Finlande
Elise Ramirez, International Campaign for Women’s Right to Safe Abortion, Royaume-Uni
Alicia Ramos Jordan, Congress, Espagne
Julia Reda, Parlement européen, Belgique
Sandra Regol, Europe Écologie – Les Verts, France
Terry Reintke, députée européenne, Greens/EFA, Allemagne
Liliana Religa, Federation for women and Family Planning, Pologne
Christine Revault d’Allonnes-Bonnefoy, députée européenne, France
Maria Ribeiro, Portugal
Emma Ritch, Engender 
Claudia Rodrigues, Associação para o Planeamento da Familia, Portugal
Verónica Rodrigues, Portugal
Rosabel Rodríguez, Plataforma portuguesa para os Direitos das Mulheres, Portugal
Barbara Romagnan, Génération.s, France
Núria Romero, Dones amb Iniciativa, Espagne
Isabel Ros Lopez, Royaume-Uni
Tiina Rosberg, Green Women´s Association, Finlande
Laurence Rossignol, Sénatrice, France
Claudia Roth, Bündnis 90/Die Grünen, Allemagne
Astrid Rothe-Beinlich, Green Party, Member of the Parliament Thuringia, Allemagne
Rianne Ruviaro, Plataforma Portuguesa para os Direitos da Mulher, Portugal
Hélène Ryckmans, Parlement, Belgique
Caroline Saal, Vert Ardent, Belgique
Teresa Saez Barrao Saez Barrao, Andrea, Espagne
Réka Sáfrány, Hungarian Women’s Lobby, Hongrie
Laure Salmona, Collectif Féministes contre le cyberharcèlement, France
Mafalda Santos, Portugal
Erika Sanz Méliz Sanz, Podemos, Espagne
Judith Sargentini, Greens/EFA au Parlement européen, Pays-Bas
Wendy Savage, Royaume-Uni
Jamila Schäfer, Bündnis 90/ Die Grünen, 
Ulle Schauws MdB, BÜNDNIS 90/Die Grünen, Allemagne
Molly Scott Cato, Parlement européen, Royaume-Uni
Karmela Šegvić, Croatie
Véronique SEHIER, Le Planning Familial, France
Astrid Selle, Grüne Bündnis 90/Die Grünen, Allemagne
Réjane Sénac, France
Anna Sherbany, Royaume-Uni
Alexandra Silva, Plataforma Portuguesa para os Direitos das Mulheres (Portuguese Platform for Women’s Rights), Portugal
Laura Slimani, Génération.s, France
Roisin Smith, Midwives for Choice, Irlande
Manuela Smolinski, European Parliamentary Forum on Population and Development, 
Ailbhe Smyth, Coalition to Repeal the 8th Amendment, Irlande
Charlotte Soulary, France
Beatriz Sousa, Portugal
Viktoria Spielmann, Alternative, Green and Independent Group of Trade Unionists, Autriche
Hana Stelzerová, Czech Women´s Lobby, République Tchèque
Miloslawa Stepien, Partia Zieloni, Pologne
Lisa Stewart, Xenia, Royaume-Uni
Marie Stuart, Mjwstuart 
Ewa Sufin-Jacquemart, Fundacja Strefa Zieleni, Pologne
Margaret Sully
Viviane Teitelbaum, Parlement, Belgique
Margarida Teixeira, Portuguese Platform for Women’s Rights, Portugal
Mathilde Tessier, Europe-Ecologie les Verts, France
Ruby Till, Associazione Iroko Onlus, Italie
Zeljka Tkalcec, Allemagne
Baroness Jenny Tonge, UK All Party Parliamentary Group on Population, Development and Reproductive Health, Royaume-Uni
Marie Toussaint, France
Maria Antonia Trillo, PODEMOS GALICIA, Espagne
Alba Ubieto Oliván, Espagne
Christiane Ugbor, Austrian Women Ring, Autriche
Simona Urbaityte, Belgique
Deborah Valencia, Melissa Network of Migrant Women in Greece, Grèce
Ana Valenzuela Valenzuela, SIEMPRE vzw, Belgique
Dorotea Valjak, , Croatie
Kukkamariia Valtola Sjöberg, Gender equality and diversity committé of Miljöpartiet, Suède
Rebekka van Roemburg, SheDecides, Pays-Bas
Monika Vana, Parlement européen, Autriche
Concha Vazquez, Forum de Política Feminista de Madrid, Espagne
Jeroni Vergeer, FemNet, GroenLinks, Pays-Bas
Marie Pierre Vieu, Députée européenne PCF GUE, France
Rozière Virignie, Eurodéputée Les Radicaux de Gauche, France
Helene Wallemacq, ECOLO, Belgique
Julie Ward, European Parliament, Royaume-Uni
Monica Weissel, Femmes survivantes, Belgique
Mariel Whelan 
Mechtild Wigger, Bündnis 90/ Die Grünen, Allemagne
Grace Wilentz, Irlande
Julia Woller, Bündnis 90/Die Grünen, Allemagne
Amelia Womack, Green Party of England and Wales, Royaume-Uni
Pam Wortley, Dwca, Royaume-Uni
Sinem Yilmaz, European Network of Migrant Women, Belgique
Silvia Zamboni, Italie
Magda Zenon, HAD, Chypre
Anna Zobnina, European Network of Migrant Women (ENOMW)
Emili Zubovic, Croatie
Sarah Zürcher, Suisse