giovedì 14 dicembre 2017

Violenza alla Nascita in Italia


Oggi abbiamo ricevuto questa lettera che mette in luce una delle molteplici sfaccettature del problema della violenza sulle donne: la violenza ostetrica. 
Proprio per questa ragione ci è sembrato utile condividerla con quanti leggono questo blog.
Un ringraziamento particolare a Monica che ci ha rese partecipi del problema.


Al Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne/LEF Italia

Alla Presidente del Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne
Alla policy Officer del Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne



Gentilissime,
sono Monica Garraffa, una madre attivista.
Desideravo porre alla vostra attenzione la situazione della Violenza nella Nascita in Italia, fenomeno già riconosciuto a livello internazionale dall’OMS nel 2014  e che si riferisce all’abuso che avviene nell’ambito generale delle cure nella nascita e che può essere realizzato da tutti gli operatori sanitari e sociali che prestano assistenza alla donna e al neonato. Questo tipo di violenza definita internazionalmente "violenza ostetrica" ​​non fa riferimento a situazioni in cui gli operatori sanitari agiscono deliberatamente per ferire o abusare, ma a situazioni di normalità e non emergenziali: ha dunque a che fare con l’imposizione spesso standardizzata di cure o pratiche alle donne senza il loro consenso, senza fornire le adeguate informazioni e talvolta contro la volontà delle stesse donne.
Come certamente saprete, Laura Boldrini, Presidente della Camera il 25 novembre ha aperto l’Aula di Montecitorio unicamente alle donne, per #Inquantodonna. Tra le oltre 1400 donne in Aula, una delegazione di 33, proveniente da tutte le Regioni italiane ha presenziato proprio in testimonianza della violenza ostetrica. La delegazione è stata sostenuta da un comunicato stampa siglato da 22 gruppi di mamme sul territorio nazionale  http://mami.org/montecitorio-luce-sul-fenomeno-della-violenza-ostetrica-comunicato-stampa-delle-mamme/ e da sei associazioni nazionali http://mami.org/il-25-novembre-le-donne-alla-camera/
Vi inoltro inoltre il link sulla recente inchiesta Doxa sul tema http://www.doxa.it/le-donne-parto-2017/
Vi scrivo tutto ciò per chiedervi se Lef Italia è interessata ad approfondire la situazione di questa declinazione della violenza che chiaramente grava sui corpi e sulle anime delle donne.
Colgo l'occasione per ringraziarvi del lavoro che svolgete e resto a disposizione se vi servono ulteriori approfondimenti
Cordiali saluti
Monica Garraffa

Vi ricordiamo, inoltre, che anche la EWL nella sua ultima pubblicazione fa cenno a questa violazione. Di seguito il link della pubblicazione:
https://www.womenlobby.org/IMG/pdf/facsheet_it_translation_for_web.pdf

Rialzarsi è donna. Racconta la tua storia


Apid- Imprenditorialità Donna presenta la prima edizione del concorso letterario "RIALZARSI È DONNA - Racconta la tua storia" dedicato alle donne che hanno avuto una esperienza imprenditoriale.
Scoprite il bando 
qui




“Rialzarsi è donna” Racconta la tua storia 
PRIMA EDIZIONE GIORNATA FINALE MAGGIO 2018 

Dedicato alle donne che hanno avuto una esperienza imprenditoriale. Essere responsabili di un’impresa è entusiasmante, ma anche rischioso: può capitare di perdere commesse fondamentali, di ritrovarsi in ristrettezze economiche, di sbagliare un progetto, di avere problemi familiari o di salute, di essere sfortunati. 
Per sopravvivere ai rovesci della fortuna serve una qualità importante, la resilienza, una caratteristica personale che permette di non lasciarsi prendere dal panico né dalla depressione, di non dar per scontate le conseguenze di un fallimento, di re-immaginarsi il futuro, di riprendere il cammino con maggior consapevolezza e con una migliore esperienza della realtà, magari anche con una giusta dose di umiltà. Noi crediamo che le donne ne siano fornite in modo speciale. Cadere è umano, rialzarsi è donna! 
In questi tempi difficili ci interessano le storie di queste donne che partendo da momenti negativi non si sono lasciate abbattere ma hanno ripreso il cammino e sono tornate in sella ad una loro impresa. L’APID imprenditorialità donna, nel confermare un percorso di conoscenza delle peculiarità che contraddistinguono il modo di fare impresa delle donne, l’approccio professionale ma anche quello esistenziale al lavoro e alle responsabilità, desidera raccogliere e condividere le esperienze reali delle donne che lavorano in proprio o lo hanno fatto in qualche periodo della loro vita. 
Per partecipare: 
•Raccontate la vostra storia di donna d’impresa, di quella volta in cui siete cadute ma non vi siete lasciate abbattere, vi siete rialzate e avete ricominciato. A protezione della privacy della narratrice, i riferimenti reali potranno essere sostituiti con nomi e luoghi fittizi. 
• Il testo, compilato in word, deve essere composto da un massimo di 15.000 caratteri, spazi inclusi; deve avere un titolo e deve essere corredato in calce dai riferimenti dell’autrice: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, indirizzo e-mail. 
• L’elaborato deve essere inviato in allegato entro il 30/09/17 - prorogato al 20/01/2018 all’indirizzo e-mail apidimprenditorialitadonna@pec.it L’oggetto del messaggio deve essere: PROGETTO RIALZARSI E’ DONNA. 
• I racconti saranno esaminati da un gruppo composto da imprenditrici, consulenti ed esponenti della cultura. Quelli che verranno giudicati idonei saranno pubblicati in forma da definire, saranno presentati in un convegno che avrà luogo nel maggio 2018, al Salone del Libro di Torino o in altro contesto idoneo e saranno materia di riflessione e condivisione. 
• Le autrici saranno invitate a partecipare alla giornata conclusiva il cui programma è in corso di preparazione, durante la quale si alterneranno momenti di lavoro e momenti d’evasione e di incontro. 

Apid Imprenditorialità Donna, 
Via Pianezza 123, 10151 Torino TO 
Tel. 011/4513282 
apid@apito.it www.apid.to.it

venerdì 24 novembre 2017

Fermare il “continuum” della Violenza contro le donne e le ragazze!


Con fatti, storie e campagne
Pubblicazione della Lobby Europea delle Donne

“Il meccanismo della violenza è ciò che distrugge le
donne, controlla le donne, sminuisce le donne e
chiude le donne nella loro cosiddetta casa”
Eve Ensler, fondatrice del V-Day

 Nonostante il progresso delle ultime decadi sull’eguaglianza tra donne e uomini, non esiste un singolo paese al mondo in cui donne e ragazze siano libere dalla violenza maschile, e non esiste una singola area nella vita di ogni donna in cui non sia esposta a minacce o alla realtà di atti di violenza maschile. Una donna su tre nell’Unione Europea, ovvero 62 milioni di donne, ha vissuto violenza fisica e/o sessuale dall’età di 15 anni. 
 La violenza maschile sulle donne non conosce confini geografici, limiti di età, classe, razza o differenze culturali. Si manifesta in forme diverse e implica un’ampia varietà di responsabili, dai partner e dai membri delle famiglie, ai colleghi di lavoro e conoscenti, agli sconosciuti e attori istituzionali, come la polizia, i professionisti della salute, insegnanti e soldati. Tutte le forme della violenza maschile contro le donne sono legate e modulate su un continuum di violenza, come concettualizzato dalla professoressa Liz Kelly nel 1988, che prende molteplici e differenti forme, dalle evidenti violazioni dei diritti delle donne alle più sottili o distorte forme di controllo sulle vite, i corpi e la sessualità delle donne.
La violenza maschile sulle donne è chiaramente legata ad una cultura del sessismo nelle nostre società, associata ad indirette forme di violenza, come la povertà femminile, la dipendenza economica delle donne, il divario nelle retribuzioni e nelle pensioni, l’ineguale partecipazione delle donne nella vita politica e la mancanza di una democrazia paritaria, un’ineguale accesso delle donne ai servizi pubblici e ai beni comuni (compresa salute, educazione, cultura, trasporti, alloggi, media, ecc.), stereotipi sessisti nei media, ecc.
Tutte le forme di violenza sulle donne mirano a far tacere le donne e a mantenerle in un ruolo subordinato.

Per questo porre fine alla violenza maschile contro le donne e le ragazze è un prerequisito per raggiungere una reale uguaglianza tra donne e uomini! E’ tempo di ascoltare le voci delle vittime e delle sopravvissute e fermare la persistente impunità portando tutti i colpevoli alla giustizia, in tutta l’Europa!

Mettere fine a tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze è intrinsecamente legato all’impegno preso dall’Unione Europea (UE) e da tutti i suoi Stati Membri per il raggiungimento della Gender Equality e promuovere i diritti delle donne, un valore fondatore e fondamentale della UE, come stabilito nell’articolo 2 del Trattato dell’Unione Europea e nella Carta dei Diritti Fondamentali della UE.
Ogni azione per mettere fine alla violenza maschile sulle donne, ad ogni livello, deve comprendere una struttura politica completa, che si rivolga esplicitamente alla violenza maschile e inserisca
il problema nelle discussioni principali e il suo impatto in tutte le aree politiche.

Il contenuto di questa scheda informativa è basato sul contributo di esperte dell’Osservatorio sulla Violenza contro le donne della Lobby Europea delle Donne (EWL). E’ una struttura unica, fondata 20 anni fa per riunire 35 donne dalle NGOs impegnate in prima linea, accademie, organizzazioni femminili, che lavorano a livello nazionale ed Europeo per porre fine alla violenza maschile su donne e ragazze. L’Osservatorio sulla Violenza contro le Donne della EWL supporta il lavoro di sostegno delle organizzazioni aderenti alla Lobby Europea delle Donne in tutta Europa.

Troverai qui informazioni, campagne e storie che illustrano la realtà della violenza contro le donne e le ragazze in Europa oggi. Ci sono così tanti esempi ispiratori di azioni per porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze, che non è stato possibile includerli qui tutti. Per trovarne altri  entra in contatto e agisci con con le organizzazioni membro della EWL!


La violenza contro le donne e le ragazze è una questione Europea.
Richiede una risposta politica Europea:

. La ricognizione, da parte dell’UE e degli Stati Membri, di tutte le forme di violenza maschile sulle donne come parte di un continuum della violenza sulle donne perché sono donne;

. La ratifica e l’implementazione della Convenzione di Istanbul* da parte dell’UE;

. La ratifica e l’implementazione della Convenzione di Istanbul da parte degli Stati Membri dell’UE;

. Una strategia e una direttiva dell’UE che criminalizzi tutte le forme di violenza maschile sulle donne e le ragazze e fornisca assistenza e supporto alle vittime;

. Un responsabile dell’Unione Europea per porre fine alla violenza su donne e ragazze, nell’ambito del lavoro della Commissione Europea sull’eguaglianza tra donne e uomini;

. Una consultazione sistematica e un adeguato finanziamento per le organizzazioni femminili che forniscono supporto alle donne e alle ragazze vittime; sviluppare campagne di sostegno e sensibilizzazione, a livello Europeo, Nazionale e locale.

*Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica





www.womenlobby.org
Facebook: European Women’s Lobby
Twitter: @EuropeanWomen






Violenza maschile in famiglia e del partner

Fatti
·         Il 95% di tutti gli atti di violenza che avvengono tra le mura domestiche sono atti di violenza maschile contro le donne.
·         50 donne ogni settimana in Europa sono uccise dal partner o da un ex-partner.
·         Il 43% di tutte le donne nell’UE subisce violenza psicologica dal partner dall’età di 15 anni.
·         Gli studi stimano che il 30% delle donne migranti prive di documento sono state vittime di violenza domestica negli ultimi 12 mesi in Europa
·         Le donne con disabilità hanno il 40% in più di probabilità di essere vittime di violenza domestica rispetto alle donne senza disabilità.
·         1 donna su 4 che ha superato i 60 anni, in Europa, ha vissuto abusi o violenza negli ultimi 12 mesi.
·          5 donne su 6 in Austria non riferiscono gli atti più gravi di violenza domestica alla polizia o ad altre forze dell’ordine.


Storia
“Il bene distrugge il male: questo per me è ciò che il centro di accoglienza per donne Orange Housein Olanda rappresenta”, dice Mimi. Mimi ha vissuto per molti anni in una relazione violenta, in cui è stata gravemente picchiata e umiliata dal marito. Il punto di rottura, che l’ha portata a decidere di lasciare il marito si è verificato quando suo figlio maggiore le ha detto:  “Mamma, sei così stanca. Hai sempre pensato agli altri, adesso dovresti pensare a te stessa…”. E’ andata via con i bambini, per non tornare più. Il suo vivere al centro di accoglienza per donne e il counselling che lei e i suoi figli hanno ricevuto, l’hanno motivata e rinforzata sia nel parlare con il suo ex-marito dopo un po’ di tempo, che nel rimettersi in piedi per se stessa. “Ero una persona diversa quando ero nella mia casa. Ora, al centro, sono diventata ancora una volta la Mimi che sono sempre stata. Sono libera, sono tornata. Mimi è tornata.” 


Campagna


IC Change Campaign (UK) vuole dare visibilità alla realtà della violenza maschile contro le donne e le ragazze nel Regno Unito, inclusa la violenza dei partner. Precisamente la campagna mira a diffondere la consapevolezza e a garantire che il governo mantenga il suo impegno nel rendere la Convenzione di Istanbul legge nel regno Unito. La campagna è gestita da un gruppo della società civile, fatta interamente da volontari, e supportata da molte organizzazioni femminili nel Regno Unito (Inghilterra, Irlanda del nord, Scozia, e Galles). Una strategia di sostegno di successo, che ha permesso l’adozione di un disegno di legge che richiede al governo del Regno Unito di istituire una timeline per la ratifica della Convenzione di Istanbul.
Info: http://icchange.co.uk/2017/04/28/iclaw/

Nel contesto più ampio della campagna nel regno Unito, la End Violence Against Women Coalition (EVAW) ha gestito la campagna per i “Servizi di Protezione delle Donne”, che sottolinea il diritto a servizi di supporto specialistico, che sono essenziali per aiutare le donne e le ragazze a fuggire dalla violenza e ricostruire le loro vite. Mentre un numero crescente di sopravvissute nel Regno Unito cerca supporto, le donne e le ragazze ancora incontrano barriere quando provano ad accedere ai servizi specialistici, a causa di tagli ai finanziamenti e alle gare d’appalto competitive.
info: http://www.endviolenceagainstwomen.org.uk/


VIOLENZA SESSUALE E ABUSO SESSUALE

Fatti
·         1 donna su 2 nell’UE ha subito molestie sessuali dall’età di 15 anni. 
·         In Svezia, 4 donne su 5 hanno  subito molestie sessuali dall’età di 15 anni. 
·         Ogni 7 minuti  una donna subisce uno stupro in Francia, che significa 205 stupri ogni giorno.
·         Il 61% delle persone con disabilità in Europa ha subito molestie sessuali dall’età di 15 anni.
·         1 donna su 10 nei Paesi Bassi è stata stuprata. 
·         Quasi 1 Maltese su 2 (47%) pensa che le donne spesso inventino o esagerino denunce di abuso o stupro. 
·         Più di 1 persona su 2 (55%) in Romania crede che avere rapporti sessuali senza consenso sia giustificabile in alcune situazioni, come l’essere ubriachi o l’indossare abiti succinti.
·         l’85% delle  donne tra i 18 e i 24 anni nel Regno Unito  hanno subito molestie sulla strada e il 45% le hanno subite sotto forma di palpeggiamenti. Gli studi mostrano che quando si oppongono alle molestie, le donne di colore ricevono insulti razzisti


Storia
Dovilė Masalskienė, esperta dell’Osservatorio EWL dalla Lituania per il Women’s Issues Information Centre, afferma: “In Lituania, la violenza sessuale perpetrata dal partner è un tabù e nella maggioranza dei casi non è considerata come una violenza, ma come un dovere della sposa. Quando un caso di violenza domestica è denunciato, la violenza fisica può essere presa in considerazione, ma non la violenza sessuale. Le vittime di stupro sono ancora incolpate e per questo hanno ancora paura di denunciare lo stupro alle autorità competenti. Quando le donne trovano il coraggio di denunciare, vanno incontro ad una seconda vittimizzazione durante il processo. Ci sono stati casi in cui anche il giudice ha incolpato la vittima”.


Campagna


Il Sexual Violence Centre di Cork (Irlanda) fornisce un’ampia varietà di servizi per sostenere la quotidiana lotta delle donne vittime di violenza sessuale e abuso. Recentemente, il Centro ha condotto una campagna insieme ad una coalizione di più di 70 organizzazioni per  il miglioramento della legge irlandese sui reati sessuali. La legge è stata adottata nel 2017 e definisce il consenso sessuale per la prima volta, dando chiarezza alla legislazione. Grazie al lavoro delle organizzazioni femminili, unite nella  coalizione Turn Off the Red Light, la nuova legislazione contrasta anche la pornografia infantile, l’incesto, l’adescamento sessuale di minori e criminalizza l’acquisto di servizi sessuali. 
More info: http://www.sexualviolence.ie



Prostituzione


Fatti
·         9 donne su 10 coinvolte nella prostituzione vorrebbero uscire dal sistema, ma non si sentono in grado di farlo.
·         68% delle persone coinvolte nella prostituzione rientrano nei parametri della Sindrome da Stress Post-Traumatico, nello stesso range dei veterani di guerra e delle vittime di tortura.
·         dal 60 al 90% delle persone nella prostituzione hanno subito abusi e aggressioni sessuali nella loro infanzia.
·         Diversi studi Europei attestano che tra il 60 e il  95% delle donne nella prostituzione hanno subito stupro o violenza fisica.
·         Le minoranze vulnerabili e discriminate sono coinvolte nella prostituzione più spesso della maggioranza della popolazione. Per esempio, il 98-99% delle persone prostitute a Zurigo sono cittadine Ungheresi, di cui l’80-85% sono donne Rom.
·         In Francia, il costo umano legato alle persone prostitute è stimato tra i 252 e i 370 million di euro all’anno. 
·         In Francia, le donne prostitute hanno 12 volte più probabilità di suicidarsi della popolazione generale.
·         54% dei clienti riconosce di aver avuto comportamenti sessuali aggressivi verso una partner non prostituta.


Storia
Marie Merklinger ha passato tre anni nel mercato del sesso in Germania a causa di problemi finanziari: “Quando volevo uscirne, le organizzazioni  del settore mi convinsero a rimanere e a sviluppare una strategia di marketing migliore per vendere me stessa”. Tuttavia è riuscita ad uscire nel 2011 dopo aver trovato lavoro fuori dalla prostituzione. Quando ha perso il lavoro, è stata sopraffatta dal trauma ed è affondata in uno stato di impotenza, disperazione e depressione. Ha cercato aiuto e qualcuno con cui parlare, ma, prevalentemente a causa della struttura burocratica della legalizzazione tedesca, non ha trovato niente e nessuno che la aiutasse. In un paese dove la prostituzione è vista come un “lavoro” fattibile, il sostegno non esiste. Ad oggi è diventata membro dello SPACE International, un network internazionale di sopravvissute del mercato del sesso.


Campagna
Nel 2013, 7 giovani organizzazioni francesi si sono unite per creare il network “Youth for the abolition of prostitution”, per portare il punto di vista dei giovani nel dibattito pubblico sulla prostituzione mentre veniva discussa una legge basata sul modello Nordico. L’organizzazione femminista Osez le féminisme ha realizzato un cortometraggio, chiamato “Prostitution: a job like any other?”, per denunciare la normalizzazione della prostituzione come “lavoro sessuale”. Il contributo dei giovani gioca un ruolo chiave verso l’adozione della legge abolizionista francese nell’Aprile 2016, che prevede la depenalizzazione e il sostegno alle persone coinvolte nella prostituzione, la criminalizzazione di tutte le forme di sfruttamento o adescamento così come l’acquisto del sesso, e programmi di educazione sull’eguaglianza e il rispetto.

La tratta delle donne

Fatti
·         Le donne sono l’85% delle vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e sono sfruttate nella prostituzione.
·         Ci sono circa 140,000 vittime della tratta del sesso in Europa e circa un terzo arrivano dai Balcani.
·         Uno studio Europeo, in cui sono state intervistate donne vittime di tratta, ha rivelato che quasi tutte le donne (95%) riferiscono violenza fisica o sessuale durante la tratta, con i tre-quarti delle intervistate che hanno subito ferite fisiche, e il 90% riporta di essere stata aggredita sessualmente.
·         Uno studio Europeo del 2014 sulla domanda di servizi sessuali dalle donne e ragazze trafficate, rivela che la principale motivazione che porta all’acquisto di sesso è “l’avere il controllo”.
·         L’80% delle donne Nigeriane che sono arrivate in Italia in barca nella prima metà del 2016 sono state vittime di tratta a scopo di prostituzione. In totale nel 2016, 13.000 minori non accompagnati e più di 5.300 donne Nigeriane che sono arrivate in Italia.
·         La tratta di esseri umani riguarda in modo sproporzionato le minoranze e i gruppi svantaggiati, come le minoranze etniche, i migranti, i senza fissa dimora, membri della comunità LGBTQ e bambini con storie di sfruttamento sessuale infantile.


Storia
Nata in Nigeria, Blessing ha perso suo padre e, come figlia maggiore, con sua madre, ha dovuto provvedere ai suoi tre fratelli minori. Mentre stava visitando il suo villaggio d’origine, ha incontrato una donna che le ha proposto di andare in Italia, dove avrebbe trovato un lavoro. Blessing ha accettato per aiutare la sua famiglia. Una volta arrivata a Prato, in Italia, Blessing è stata prostituita e le è stato detto che aveva contratto un debito di 30.000 euro, che doveva saldare. E’ stata minacciata: la sua famiglia sarebbe stata ferita se non avesse obbedito. Le altre giovani prostituite hanno portato Blessing sulla strada e l’hanno istruita su cosa fare con i clienti, e quanto chiedere. Un giorno, quando Blessing era sola nell’appartamento, è scappata. Dopo aver elemosinato, ha comprato un biglietto del treno per Roma, dove ha chiesto aiuto alla Cooperativa Be Free, una cooperativa di donne che aiutano e sostengono le vittime di tratta in Italia.


Campagna
La nuova legge francese sulla prostituzione e la tratta delle donne, dall’Aprile 2016, riconosce la realtà del traffico sessuale, che porta un enorme numero di donne straniere nella prostituzione. Pertanto, la legge concede un permesso di soggiorno temporaneo come misura protettiva per le vittime straniere anche se non sono in grado di testimoniare contro la loro rete di tratta o di sfruttamento. Questa misura è il riultato del lavoro delle NGOs impegnate sul campo, che vedono le realtà della prostituzione e sostengono le vittime e le sopravvissute nel loro viaggio verso una vita migliore. Partita dall’organizzazione Mouvement du Nid, la coalizione francese Ablition2012, che raccoglie più di 60 NGOs impegnate a porre fine alla violenza contro le donne, ha svolto un ruolo chiave nel portare le voci delle donne e ragazze più vulnerabili nel dibattito pubblico.







Pornografia

Fatti
·         2 donne su 3 nell’industria del porno soffrono della Sindrome da Stress Post-Traumatico come i veterani di guerra e delle vittime di tortura.
·         11 anni, in Europa, l’età media della prima esposizione alla pornografia su Internet.
·         ogni secondo l’industria online del porno guadagna più di 2,700 €
·         Gli studi hanno dimostrato che le aree con una maggiore circolazione di riviste pornografiche hanno tassi di stupro più elevati.
·         Gli uomini che guardano porno sono più propensi ad esprimere comportamenti di sostegno alla violenza contro le donne e a commettere atti di aggressione sessuale e acquisto di sesso più di altri uomini.
·         La ricerca ha mostrato che dopo essere stati esposti alla pornografia, gli uomini affermano di essere meno soddisfatti dell’aspetto fisico e delle prestazioni sessuali delle loro partner e dell’aspetto affettivo, ed esprimono un maggior desiderio di sesso senza coinvolgimento emotivo.


Storia
Nel libro “Pimp State” (Kat Banyard, 2016), l’ex-performer del porno Vanessa Belmond parla della sua esperienza di razzismo e violenza nell’industria del porno: “Mi dissero: “Sei fortunata a non lavorare per la Ghetto Gaggers (il loro
sito black-themed), siamo più meschini con le ragazze nere” Che sollievo! Non fraintendetemi, erano ancora molto offensivi verso di me. Non voglio entrare nel dettaglio, ma diciamo che dopo essere stata filmata, sembravo essere stata
picchiata. E’ stato un bene non essere stata selezionata per il sito black-themed, perchè se erano meschini con le ragazze di colore, posso solo immaginare a cosa sarei somigliata dopo! Se questo non è razzismo, non so cosa sia.”


Campagna
La pornografia promuove stereotipi dannosi nella sua raffigurazione di donne e uomini. Per affrontare questo, la Swedish Women’s Lobby, insieme alle loro organizzazioni membro Unizon e Roks, ha sviluppato la campagna Porrfritt (Pornfree). La campagna richiede al governo di indagare gli effetti nocivi del porno e richiede spazi porn free nella società, come scuole e luoghi di lavoro liberi dal porno. Si sono svolti seminari sugli effetti nocivi della pornografia ed è stato proposto un manifesto che evidenzia la normalizzazione del porno; fornisce anche delle proposte di azioni per una società libera dal
porno.




Sesismo nei media, pubblicità sessista e cyber violenza

Fatti
·         La cyber violenza è altrettanto dannosa per le donne come la violenza fisica.
·         In Europa, 9 millioni di ragazze hanno vissuto qualche tipo di cyber violenza dall’età di 15 anni.
·         La violenza online è particolarmente diffusa nell’incrocio tra genere e gioventù: quasi 1 giovane donna su 5 in Slovenia ha sperimentato cybermolestie.
·         Solo il 16% delle foto nella stampa Europea mostra donne che hanno più di 45 anni.
·         9 giovani donne su 10 in Svezia affermano che le pubblicità le hanno fatte sentire male per il loro aspetto o il loro peso e hanno fatto desiderare di cambiare qualcosa di se stesse.
·         Nell’UE, le donne rappresentano solo il 24% delle persone di cui ascoltiamo e leggiamo nelle notizie.


Storia
Testimonianza dal centro di accoglienza per donne di Sigtuna, Svezia: “Nell’Aprile 2017, tre persone sono state incarcerate per uno stupro di gruppo e per la trasmissione dell’orribile attacco su Facebook Live. Il filmato dello stupro è stato postato in un gruppo privato su Facebook con 60,000 membri. La corte Svedese ha sentito l’uomo perseguito per aver incoraggiato i suoi amici e aver riso mentre filmava l’aggressione con il suo telefono. Tutti e tre gli uomini si sono dichiarati non colpevoli, due di loro hanno dichiarato che il sesso era consensuale, e hanno sostenuto di non essere a conoscenza che la vittima non voleva che l’immagine fosse postata online. Ma l’accusa ha sostenuto che la donna era “pesantemente ubriaca” e “sotto l’influenza di droghe”, una situazione che gli uomini dovevano aver capito. Il giudice Nils Palbrant ha sostenuto: “Non è possibile per una persona in una simile situazione acconsentire”. Ai tre uomini è stato anche ordinato di pagare un totale di 335,000 corone (34,500 €) alla vittima come risarcimento danni”.


Campagna
Women European Coalition against media sexism (WECAMS) è una coalizione di tre organizzazioni Europee di donne creata con l’obiettivo di porre fine al sessismo nei media e nella pubblicità: DonneinQuota in Italia, Object nel Regno Unito and Les Chiennes de garde in Francia. Tutti e tre i gruppi hanno condotto delle campagne contro il sessismo, l’oggettificazione e le rappresentazioni deumanizzanti delle donne nei loro Paesi. Questa coalizione è stata istituita per lavorare insieme nell’affrontare le rappesentazioni sessiste delle donne a livello Europeo e, nel fare questo, incoraggiare i
governi a compiere azioni decisive in modo da adottare una legislazione per quanto riuarda la rappresentazione delle donne nei media o nella pubblicità. La coalizione ha lanciato una petizione che invita l’UE a rafforzare le sue leggi contro il sessismo nei media.





 Violazioni della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne

Fatti
·         Nel 21mo secolo, non tutte le donne in Europa accedono ai loro pieni diritti sessuali e riproduttivi. La salute e i diritti sessuali e riproduttivi delle donne dipende dal Paese in cui vivono e dal loro status migratorio.
·         Il diritto all’aborto è negato o ristretto in 4 Stati Membri dell’UE (Malta, Cipro, Irlanda e Polonia) e le donne incontrano ostacoli in altri Paesi.
·         17 Paesi europei ancora richiedono alle persone transgender che cercano di cambiare legalmente il loro genere di essere sterilizzate.
·         Le donne Rom, con disabilità, e le persone transgender in Europa, affrontano casi di sterilizzazione forzata, che costituisce una grave violazione dell’integrità fisica, della libertà di scelta e del diritto all’auto-determinazione della vita riproduttiva.
·         In Italia, il 70% dei ginecologi che lavorano nel servizio pubblico rifiutano di eseguire l’aborto appellandosi all’obiezione di coscienza; a causa di questo il diritto delle donne all’autodeterminazione riguardo alla gravidanza è ostacolato.
·         La maternità surrogata è un commercio globale, con bambini e donne che sfruttano i corpi delle donne e i loro organi riproduttivi.


Storia
Il Roma Rights Centre riporta le parole di una sopravvissuta: “Quando ho saputo cosa era successo (la sterilizzazione), ho pensato che fosse accaduto perchè sono una Rom. Ci è stato detto che le donne Rom non dovrebbero più avere bambini; ricordo un’assistente sociale dirlo già a mia madre, quando ero una bambina. Ed era così ingiusto, perché mia madre si prese cura di noi sei, da sola. Ha lavorato duramente per tutta la vita”.


Campagna
Mentre la questione della maternità surrogata è discussa in molti Paesi dell’UE, le organizzazioni femministe stanno costruendo coalizioni a livello nazionale, per aumentare la conoscenza sulla realtà della maternità surrogata e sostenerne la proibizione in tutte le sue forme. In Svezia, Francia, Spagna e Italia, tra gli altri, sono nati dei network per portare le voci delle sopravvissute, così come i valori dei diritti umani delle donne. Il network Spagnolo Red Estatal contra el alquiler de vientres raccoglie più di 60 organizzazioni femminili e LGBT, ed ha manifestato nel Maggio 2017 a Madrid contro la maternità surrogata.









In Polonia nel 2016 e nel 2017, le organizzazioni femminili hanno guidato la “Black protests”, mobilitando migliaia di persone in tutto il paese, che hanno indossato abiti neri per mostrare la loro rabbia contro un disegno di legge che introdurrebbe un quasi totale divieto all’aborto. Le organizzazioni femminili di tutta l’Europa si sono mobilitate in solidarietà delle donne Polacche, nella loro lotta per garantire il diritto fondamentale di decidere della proprie vite. Per sostenere le loro richieste è stata lanciata una petizione e una lettera aperta a livello Europeo, per chiedere alle autorità Polacche di promuovere un nuovo disegno di legge che garantisca finalmente il rispetto dei diritti delle donne in Polonia.



                                   


 Violenza contro le donne sul lavoro



Fatti
·         In Francia, il 39% delle infermiere sono esposte frequentemente a eventi violenti.
·         Più della metà di tutte le donne del Regno Unito, e quasi i due-terzi delle donne tra i 18 e i 24 anni, hanno vissuto molestie sessuali sul lavoro.
·         L’80% delle donne impiegate in grandi compagnie in Francia affermano di doversi confrontare abitualmente con atteggiamenti e decisioni sessiste, che hanno un impatto sulla loro fiducia in se stesse, sul proprio benessere e sulle performance.
·         Quasi 1 intervistato su 2 in Ungheria pensa che toccare una collega in modo inappropriato o indesiderato non dovrebbe essere illegale.
·         In Europa, 3 donne su 4 che ricoprono posizioni dirigenziali hanno vissuto molestie sessuali. Male violence against women committed in the name of tradition, so-called ‘honour’ or religion




Campagna
Il progetto ‘Safe at Home, Safe at Work’, della Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC), mette insieme le testimonianze raccolte nelle interviste condotte come parte di 11 dettagliati casi-studio nazionali sugli sviluppi a livello Europeo della violenza gender-based e delle molestie sul lavoro, inclusa la violenza domestica sul lavoro. Il report mostra come i sindacati e/o le parti sociali hanno approcciato la questione nelle negoziazioni, contrattazioni collettive, sensibilizzazione dei sindacati, formazione e campagne, e partnerships con le organzizzaizoni femminili che lavorano per porre fine alla violenza gender-based. Il report fa riferimento a buone prassi sul posto di lavoro e mostra il valore aggiunto delle azioni sindacali, innovazioni e negoziazioni per supportare le vittime e creare ambienti di lavoro liberi dalla violenza e dalle molestie. Inoltre, mira ad accrescere la consapevolezza in un pubblico più ampio sulla necessità di una sistematica inclusione di una prospettiva di genere quando si affrontano la violenza e le molestie sul lavoro, e formula raccomandazioni per gli sviluppi politici a livello nazionale ed Europeo, così come per le azioni e i futuri sviluppi politici di sindacati e/o parti sociali.




Violenza maschile contro le donne commessa in nome della tradizione, cosiddetta ‘onore’ o religione



Fatti
·         51 millioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono attualmente sposate nel mondo.
·         Nel Regno Unito, 12 donne sono uccise ogni anno a causa della violenza commessa in nome della tradizione e della religione.
·         In Europa, 500.000 donne e ragazze convivono con le mutilazioni genitali femminili (FGM) e altre 180.000 sono a rischio di essere sottoposte alle mutilazioni genitali femminili ogni anno.
·         1.428 matrimoni forzati sono stati denunciati nel Regno Unito nel 2016.
·         Una ricerca nazionale in Svezia mostra che il 5% delle ragazze, circa 70.000, non sentono di avere la possibilità di scegliere il proprio partner.
·         Si stima che 3.780 donne che vivono in Irlanda sono state sottoposte a FGM.
·         1 donna Rom su 2 con un basso livello di scolarizzazione si sposa all’età di 16 anni.


Campagna
Il network Belga ‘Marriage and Migration’ è una coalizione di circa 15 NGOs che lavorano insieme per combattere tutte le forme di matrimonio (forzato, precoce, combinato, tradizionale, terapeutico) che possono privare le donne e gli uomini di una libertà essenziale: scegliere il proprio partner. Hanno lanciato un sito di informazione e prevenzione sulle forme di matrimonio sotto costrizione, e hanno una helpline. L’esistenza e la visibilità del network supporta l’implementazione della legge Belga, che proibisce i matrimoni forzati, e fornisce uno spazio per molte donne e ragazze che hanno bisogno di ascolto e cercano aiuto.



Violenza maschile istituzionalizzata contro le donne
Violenza contro le donne nei conflitti



Fatti
·         In situazioni di conflitti, gli uomini usano la violenza contro le donne come strategia o arma di guerra; ciò si traduce nella oggettificazione delle donne come simboli del “territorio conquistato”.
·         Sia negli scenari di conflitto che di post-conflitto, ragazze e donne nei campi per rifugiati sono particolarmente vulnerabili allo sfruttamento sessuale e alla violenza sessuale.
·         Molte rifugiate raccontano che, in quasi tutti i paesi in cui sono passate, hanno vissuto abusi fisici e sfruttamento economico, sono state palpeggiate o costrette a fare sesso con i trafficanti, personale addetto alla sicurezza o altri rifugiati.
·         Il 75% dei bambini rifugiati hanno vissuto violenza e aggressioni da un adulto nel loro viaggio migratorio.


Storia
“Una donna fu aggredita fisicamente da suo padre, nel suo Paese d’origine, perchè aveva sposato un uomo di una religione differente. Suo padre era un agente di polizia e lei non poteva proteggersi nel suo paese. Per questo decise di lasciare il Paese. Arrivò in Macedonia e chiese Asilo Politico. La sua richiesta fu rifiutata dalle autorità. Attualmente il suo caso è alla Corte Costituzionale. Durante il processo decisionale la donna è stata accolta presso il centro per Richiedenti asilo Vizbegovo a Skopje: una struttura collettiva dove le donne sono spesso esposte alla violenza gender-based. Il centro non è abbastanza illuminato, non è sicuro per le donne. C’è un accesso limitato alle strutture igieniche e all’assistenza
medica. Altre donne hanno lamentato di aver subito molestie sessuali dal personale di polizia e dagli assistenti sociali del centro. Tuttavia, a queste affermazioni non sono mai seguiti degli accertamenti perchè le donne non riferivano per paura di perdere il diritto d’asilo”. EWL #womensvoices report

Campagna
Dal 1991 al 2001, una serie di conflitti hanno avuto luogo nei territori della Ex-Jugoslavia. Durante questo periodo la violenza etnica, sessuale ed economica contro le donne era dilagante e lo stupro era usato come strumento per la “pulizia etnica”. Nè i processi nazionali, nè quelli internazionali hanno affrontato adeguatamente queste molteplici forme di violenza contro le donne, e nessuno era focalizzato sui diritti delle vittime. Le organizzazioni femminili della regione hanno istituito una Corte Femminile, per sviluppare un approccio femminista alla giustizia.
Un evento rivoluzionario, la Corte ha avuto luogo nel maggio 2015 a Sarajevo, in Bosnia-Erzegovina, dove le



donne hanno testimoniato pubblicamente le loro esperienze di violenza etnica e sessuale, e sul militarismo e i danni ec onomici durante le guerre che hanno inghiottito la regione negli anni ‘90. Finora, ci sono state 7 riunioni regionali delle testimoni e 17 presentazioni pubbliche della Corte Femminile. Altre attività includono un team terapeutico per sostenere le donne, una rete di solidarietà per le testimoni, una storia alternativa, un documentario e un libro pubblicato di recente. Il futuro obiettivo è organizzare “mini” Corti Femminili locali per affrontare le seguenti questioni: violenza/discriminazione basata
sull’etnia, crimini di guerra non processati, violazione dei diritti delle donne lavoratrici, militarizzazione dello stato e così via.



Donne nelle cure istituzionali, in prigione, nei centri di ritenzione, nelle istituzioni religiose.



Fatti
·         In Europa, le donne costituiscono in media il 5% del totale della popolazione penitenziaria; tuttavia quasi il 90% hanno sofferto violenza maschile nella loro vita.
·         Nel Regno Unito, più dell’ 80% delle detenute donne sono state rinchiuse per reati non violenti, come il taccheggio.
·         Il 53% delle donne nelle prigioni del Regno Unito hanno subito abusi infantili.
·         Il 28% delle donne anziane in Europa hanno vissuto violenza o abusi negli ultimi 12 mesi.
·         Le donne con disabilità che vivono nelle istituzioni subiscono il doppio degli abusi di coloro che vivono in Comunità.

Storia
I membri EWL nella Repubblica Ceca riferiscono della situazione delle donne che affrontano violenza ostetrica: “Durante l’assistenza al parto nella Repubblica Ceca molte donne fanno i conti con la violenza ostetrica. Probabilmente fino a 25000 donne all’anno subiscono un taglio della regione del perineo senza giustificazione medica. Le donne sono spesso trattate con farmaci e soggette ad altri interventi senza il consenso informato e libero. La separazione dei bambini dalle loro madri è ancora la norma in molti reparti di maternità. I dati sulla qualità delle cure fornite non sono pubblicamente disponibili. Le competenze sono negate alla comunità delle ostetriche. Non ci sono centri di unità di ostetricia nella Repubblica Ceca”.





Violenza contro le donne sopravvissute e le attiviste per i diritti umani
Le attiviste per i diritti umani sono più a rischio di essere soggette ad alcune forme di violenza e ad altre violazioni, pregiudizio, esclusione e ripudio della loro controparte maschile.


Fatti
·    65% soffrono di problemi psicologici come l’insonnia e la depressione
·    21% hanno subito molestie sessuali
·    14% delle attiviste per i diritti umani hanno subito attentati, ma sono sopravvissute
·    29% hanno ricevuto minacce di morte in luoghi pubblici
·    9% dichiarano di soffrire di seri problemi psicologici inclusi pensieri suicidi.
·    10% sono state oggetto di violenza sessuale
·    19% sono state abusate


Storia
Dai membri EWL in Ungheria: “Nel 2013, il governo Ungherese, e molti altri Stati e media, hanno iniziato una campagna di accuse ad un gruppo di NGOs che si occupano di democrazia e diritti umani, compresi i diritti delle donne. Queste NGOs sono state ingannevolmente accusate di essere “mercenari di Soros”, “NGOs fake di sinistra”, “attori politici pagati”, o “servi di interessi stranieri”. Nel 2014, la Hungarian Women’s Lobby (HWL) e 3 delle sue organizzazioni membro sono state inserite in una lista di 13 NGOs considerate problematiche per il governo. Il primo ministro ha istituito un ufficio di Controllo Governativo che mira a controllare 55 organizzazioni. Nel 2015, la HWL ha affrontato una revisione fiscale. Gli attacchi alle NGOs si sono intensificati nel 2016, quando il governo ha emesso dichiarazioni controverse e offensive accusando queste NGOs di sostenere il traffico illegale di migranti. Nel 2017, un progetto di legge “sulla trasparenza delle organizzazioni beneficiarie di fondi esteri” è stato presentato al Parlamento. Il disegno di legge richiede alle NGOs che ricevono finanziamenti esteri di registrarsi in tribunale, e di identificarsi come tali nelle loro pubblicazioni e comunicazioni. Quando sarà adottata, le NGOs di tutela dei diritti umani delle donne saranno molto probabilmente influenzate da questa legislazione”.


Campagna
La campagna Femdefenders, del Kvinna till kvinna, sottolinea il lavoro e le storie delle donne che continuano a sfidare le strutture patriarcali e combattono per i diritti delle donne e delle ragazze nel mondo, nonostante l’incremento dell’ostilità e della violenza contro le attiviste per i diritti umani delle donne. Per il Human Rights Defenders Day 2015, Kvinna till kvinna ha lanciato un report dove 128 giovani attiviste hanno risposto ad una indagine, con domande sulle loro esperienze di minacce e violenza, nazionalismo, la loro abilità ad influenzare la società e le strategie che usano per far ascoltare le loro voci.








ü Progetto della European Women’s Lobby e del Consiglio d’Europa. I contenuti di questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità della European Women’s Lobby e non riflettono in alcun modo l’opinione del Consiglio d’Europa.
ü  Questa pubblicazione è stata prodota con il supporto finanziario del Programma della Commissione Europea per i Diritti, l’Eguaglianza e la Cittadinanza (REC). I contenuti di questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità  della European Women’s Lobby e non riflettono in alcun modo l’opinione della Commissione Europea
ü    Questo progetto beneficia del supporto del Ministero degli Affari Esteri Finlandese.