martedì 11 marzo 2014

"INDOSSO SCARPE ROSSE"


  • Riceviamo questo scritto dalla Dott.ssa Erika Gherardotti  che pubblichiamo volentieri sul nostro blog


"INDOSSO SCARPE ROSSE"


Abstract

Il titolo trae ispirazione dall’ installazione dell' artista messicana Elina Chauvet “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”.
Il testo vuole offrire degli spunti di riflessione su varie forme di violenza contro le donne. Esperienze in cui ciascuna di noi può malauguratamente trovarsi ad incappare nel corso della vita e nel quotidiano vivere.
La violenza può assumere diverse sfumature ed essere più o meno palese: violenza fisica, violenza nella sfera domestica, stalking, molestie, etc… fino ad arrivare a forme più sottili ma non per questo non taglienti:  i media che ti propongono modelli di “donna velina”, pubblicità e sfilate che diffondono immagini di “donna Barbie” e che ti scaturiscono dentro un certo senso di inadeguatezza.
Ma uscire da questo vortice si può e lo si deve a noi stesse.


Stanotte ho dormito male, ho fatto dei sogni terribili e ho trascorso la mattinata in maniera un pò spossata.

Lui, l’ ex per antonomasia, assente da mesi dalla mia vita ma allo stesso tempo quotidiana presenza nei miei sogni notturni.
Il lieto fine non c’è mai, nemmeno sognando, una volta mi sbeffeggia, un' altra mi dice che non mi ama più, un' altra ancora mi vedo scivolare dalle sue mani e perdermi in un abisso.
La scelta alla fine l’avevo dovuta prendere io, gli uomini…ti lasciano in mano una bomba e a te sta improvvisarti artificiere: se lo diventi puoi riuscire a disinnescare l’ ordigno, in caso contrario questo esplode e il rapporto si disintegra.  Difficilmente si riescono poi a rincollare i pezzi rotti, non c’ è legge fisica che regoli la deflagrazione. 
Sensi di colpa e sedute dallo psicologo, dove ho sbagliato… non sono stata una brava moglie.
Moglie, già e che deve fare una brava moglie nel 2014? Deve essere ancora amica, amante e madre??
 -"Come tuo marito cucina? Che bravo!";
-"..Ah e fa pure le pulizie? Sei fortunata!"-.
Già, perché se lo fa un uomo è un evento straordinario e se lo fa una donna, ”bé è il suo dovere”, se poi sei moglie e non cucini allora vieni additata:
-“per forza ti ha lasciato…non cucinavi”-.
E le passioni? Le mie passioni? Bè ovviamente venivano dopo il calcio:
 -“Quando gioca caro la tua squadra?”-,
-“...ah, ha già giocato? allora che bello! Domenica pomeriggio possiamo uscire!”-
Ma non ci facevo troppo l’ abitudine, settimana dopo c’ era la qualificazione per la Champions, la giornata di recupero e il campionato.
A me il calcio non piaceva, ma lo avevo accompagnato più volte a vedere i suoi beniamini, ricoperta di sciarpe e bandiere, avevo persino imparato qualche inno, a lui il ballo non piaceva e non ci andavamo. 
Lui non voleva figli, forse l’ aveva vista lunga o più probabilmente non voleva rischiare di essere coinvolto troppo emotivamente, troppe responsabilità e troppo legame.
Lui fuggiva sempre dalle responsabilità, era un narciso e in quanto tale tutto gli doveva ruotare intorno, persona intellettualmente brillante ti conquistava a forza di sorprese e frasi d’ amore, si circondava solo di persone in sua adulazione, non aveva mai torto, era il resto della gente che non capiva niente, di conseguenza io non avevo il diritto di replica.

Avevo compiuto 40 anni, facevo lo stesso lavoro di lui un tempo, ma guadagnavo meno.
Sono rimasta disoccupata, alla mia età non mi vuole più nessuno, troppi anni alla pensione e troppo lontana dall’ essere considerata una ragazza, per cui potevo definirmi una fallita, lui certo non perdeva l’ occasione per evidenziarlo, questo in qualche modo lo faceva sentire un essere superiore.
Prima del licenziamento lavoravo in una ditta di uomini e i loro apprezzamenti mentre salivo o scendevo le scale mi lenivano dentro. Un giorno venni chiamata dal titolare nel suo ufficio, ero troppo qualificata, una laurea addirittura, mi fece presente che ero in difetto ma sfiorandomi mi disse che poteva darmi un' altra opportunità e rinnovarmi il contratto. Declinai l’ offerta. Non lo denunciai, troppo grande la vergogna. Da allora giro con in tasca uno spray al peperoncino.


Guardavo le pubblicità, mini film con jingle alienanti che si radicano nei tuoi pensieri e ti suggeriscono che sei in difetto. Lo scopo? crearti un disagio, la soluzione? te la forniscono loro. E quindi cominci a credere che i tuoi capelli sono crespi ma lisci, grassi ma anche secchi, non hai le doppie ma le triple punte, il colore non è illuminante, la pancia è gonfia, con le mestruazioni non puoi fare niente se non compri l’ assorbente giusto e che la tua auto non è ne eco, ne più di tanto intelligente, anzi non lo è affatto… io a volte ho cercato di parlarle ma non mi ha risposto.

Non mi sentivo brutta e vecchia fino a che in tv non vedevo le selezioni di veline ventenni filiformi.
Loro si che ricevono plausi e consensi, io non ho mai ricevuto un applauso, quindi ho sicuramente sbagliato qualcosa.
Mi guardavo al nemico/amico specchio, dopo essermi confrontata con le modelle che posano sulle riviste patinate, arrivavo alla conclusione che non mi piacevo, “sono ritoccate con Photoshop” pensavo, ma non era una giustificazione poi tanto plausibile,  “è finita perché non sono bella”, concludevo.
L’ autostima dopo la fine di un rapporto va proprio sotto i piedi.
Le mie amiche mi avevano esortato a cambiare look, a iscrivermi in palestra, a comprare nuovi abiti e a farmi un nuovo taglio di capelli. Mi dovevo rimettere in piazza. E mi ci ero rimessa a modo.
Avevo notato che se uscivo in tuta e scarpe da ginnastica suscitavo pochi sguardi, ma se mi mettevo gonna e tacchi allora il marciapiede diventava una passerella, ma ero sempre io infondo!!!! fischi e commenti scurrili provenivano da ogni dove. I vostri commenti, cari amici uomini, risparmiateveli, non ci fanno poi più di tanto piacere! piuttosto scaturiscono in noi un senso di disagio che ci porta a camminare con timore per le vie della città, e a pensare che la prossima volta dovremmo metterci uno scafandro.

Non riuscivo a trovare nessun uomo interessante, alla mia età o divorziati che non hanno voglia di impegnarsi di nuovo, o refrattari al matrimonio votati alla vita da single, o se erano troppo giovani non li puoi guardare...se no hai il toy boy!
Avevo provato la chat, va tanto di moda adesso e parecchie mie amiche ne fanno uso. Qualcuna ha raggiunto lo scopo di aver offerta una cena, un’ altra è andata al cinema con un cinefilo, una ha beccato un feticista, una un logorroico, un' altra un depresso, una ha finalmente copulato dopo 1 anno, una ha trovato l’ amore.
Ci tentai anche io, chissà cosa mi poteva succedere pensai.
A me era toccato lo stalker, ci eravamo incontrati appunto al buio dopo settimane di conversazioni via pc. Lui non rispondeva alle mie aspettative, io invece si, eccome!: chiamate con l’ anonimo, appostamenti sotto casa, fiori, biglietti, mail… Risultato? avevo cambiato numero di telefono, per un po’ indirizzo di casa e lui aveva ottenuto una denuncia, non poteva stare a tot chilometri da casa mia, dicevano, ma io non mi sentivo comunque sicura…la giustizia in Italia fa acqua a tutte le parti.

E adesso sono qui, a dire che ricominciare si può e si deve, come disse Nietzsche: "Ciò che non uccide fortifica", possiamo reinventarci basta ripartire da noi stesse e mettersi in ascolto delle proprie passioni.
Dobbiamo sdegnarci quando sentiamo che qualcuno ha superato la nostra linea del rispetto e non giustificare questo qualcuno, non bisogna vendere la propria dignità, non farti una colpa se porti una gonna, non vergognarti di essere vittima.
Bisogna amare il nostro corpo, non odiarlo perché non risponde ai comuni canoni di bellezza, Barbara Streisand non sarebbe lei se si facesse una rinoplastica.
Dobbiamo amare le nostre rughe, segni incancellabili della nostra emotività, come disse Anna Magnani " Volete togliermi le rughe? C' ho messo na’ vita a farle!".
Non bisogna aver paura di lasciare perché poi pensiamo di rimaner sole, sole non lo si è mai nella vita, usciamo dal nostro guscio e parliamo con le persone.
E bisogna ricordarsi che, come insegna la psicologa Robin Norwood in merito alle dipendenze affettive:
"Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo".
Io guardo avanti, affronto il mio cammino, con indosso…le mie scarpe rosse.


Erika Gherardotti